L’evoluzione tattica russa in Ucraina: infiltrazione, guerra elettronica e la nuova dimensione dei droni
Il conflitto ucraino si è rivelato un laboratorio di innovazione militare senza precedenti. L’evoluzione delle forze russe ruota attorno a tre elementi chiave: nuove dottrine di infiltrazione urbana, droni controllati in fibra ottica, e il Centro Rubikon – una struttura specializzata nel neutralizzare le capacità ucraine di guerra senza pilota.
Pokrovsk: Ventuno mesi per trentanove chilometri
Dopo la caduta di Avdiivka nel febbraio 2024, le forze russe impiegarono ventuno mesi per avanzare di trentanove chilometri. Una progressione lenta, ma che nasconde una profonda trasformazione operativa.
Il primo tentativo nel marzo 2024 fallì completamente. Gli assalti frontali produssero perdite significative senza risultati. Questa sconfitta costrinse i russi a ripensare l’approccio in un ambiente saturo di droni da sorveglianza. L’autunno 2024 vide l’adozione di tattiche di accerchiamento progressivo invece della penetrazione frontale.
La vera svolta arrivò a luglio 2025 con la Battlefield Air Interdiction (BAI) – l’interdizione aerea del campo di battaglia. Non si trattava di intensificare i bombardamenti, ma di colpire chirurgicamente le capacità che rendevano efficace la difesa ucraina: logistica e superiorità nella guerra dei droni.
BAI: molto più di semplici bombardamenti
Le operazioni ucraine con droni avevano bloccato le avanzate russe verso Pokrovsk dalla fine del 2024 all’estate 2025. A luglio 2025 i russi cambiarono paradigma, colpendo sistematicamente le linee di comunicazione terrestri ucraine e privando Kiev della possibilità di usare Pokrovsk come hub logistico.
Le innovazioni tecniche decisive:
Droni FPV a lungo raggio: la gittata operativa è passata da 5-10 km a 15-20 km
Testate termobariche: potenza distruttiva molto superiore contro veicoli e strutture
Droni “sleeper” o “waiter”: posizionati lungo le rotte logistiche, restano inattivi fino al passaggio dei convogli, poi attaccano in modo coordinato


Centro Rubikon: quando l’organizzazione fa la differenza
Nascita di un game-changer
Nell’agosto 2024 il Ministro della Difesa russo Andrey Belousov istituì il Centro per Tecnologie Avanzate Senza Pilota “Rubikon”. Ufficialmente per addestrare istruttori specializzati in aviazione senza pilota. In realtà, molto di più.

Con sette squadre operative di 130-150 effettivi nella primavera 2025, e proiezioni verso 5.000-6.000 specialisti entro l’autunno, Rubikon rappresenta qualcosa di unico. Alcuni analisti occidentali lo definiscono la prima unità paramilitare specializzata in droni creata dallo stato russo. Gli osservatori ucraini lo considerano una formazione d’élite delle forze armate regolari. La distinzione amministrativa conta poco: le capacità operative dimostrate parlano da sole.
Specializzazione chirurgica
La struttura interna riflette una comprensione sofisticata della guerra dei droni moderna. Le unità si specializzano in target specifici:
- Droni FPV (first-person view) nemici
- Sistemi di ricognizione
- Droni cargo pesanti
Ma l’aspetto cruciale è la filosofia operativa. Mashovets lo dichiarò esplicitamente il 4 novembre: la Russia creò Rubikon specificamente per colpire ed eliminare gli equipaggi droni ucraini. Le forze russe danno priorità assoluta agli operatori droni negli attacchi a tutti i livelli: tattico, operativo, strategico.
Questa prioritizzazione rivela una comprensione profonda dell’asimmetria del conflitto. Gli ucraini avevano costruito la loro resilienza sui droni economici che neutralizzano sistemi d’arma costosi. La risposta russa: non competere tecnologicamente, ma eliminare fisicamente gli operatori. Niente operatori, niente vantaggio tecnologico.
Tattiche e risultati sul campo
Le metodologie Rubikon dimostrano coordinazione e sofisticazione raramente viste nelle fasi iniziali del conflitto. Gli attacchi multi-angolo – droni che convergono simultaneamente da direzioni multiple per saturare le difese – richiedono sincronizzazione e comando-controllo ben oltre la semplice superiorità numerica.
Particolarmente innovativo l’impiego di droni sepolti come mine terrestri. Esplosivi controllati nascosti che si attivano al passaggio di veicoli specifici. Una tattica osservata per la prima volta durante la controffensiva ucraina a Kursk. Il campo minato si trasforma da ostacolo passivo a sistema d’arma attivo e selettivo.
Il battesimo del fuoco di Rubikon avvenne proprio a Kursk, tra febbraio e marzo 2025. Le squadre FPV distrussero centinaia di camion ucraini, tagliando i rifornimenti a Sudzha e costringendo al ritiro. La tattica: colpire sia i veicoli di testa che di coda dei convogli, creando imbottigliamenti letali. La stessa tattica si replicò con successo a Pokrovsk.
I numeri impressionano. Secondo analisi OSINT, al 27 ottobre 2025 gli operatori Rubikon avevano condotto almeno 10.007 attacchi, incluse intercettazioni di droni. Ma la vera efficacia non si misura negli obiettivi distrutti. Si misura nella capacità di creare un ambiente operativo dove gli ucraini non possono più sfruttare il loro vantaggio nella guerra dei droni.
“Ciò che mi ha davvero sorpreso è come i russi sono migliorati nell’impiego dei droni”, osservò Konrad Muzyka, analista militare polacco, dopo aver visitato le posizioni avanzate ucraine a luglio. “Rubikon sta causando scompiglio sulla seconda e terza linea ucraina in modo molto sistematico, molto metodico”.
Vulnerabilità e adattamento
Anche Rubikon ha vulnerabilità. Il 4 novembre 2025 l’intelligence militare ucraina colpì un quartier generale Rubikon ad Avdiivka, uccidendo ufficiali e operatori droni.
Tuttavia la struttura decentralizzata – circa cinquanta posizioni operative lungo l’intero fronte – limita l’impatto di attacchi singoli. Il sistema è progettato per resistere: ridondanza operativa e capacità di rigenerazione rapida.
Droni a fibra ottica: la rivoluzione silenziosa

Se Rubikon rappresenta l’innovazione organizzativa, i droni a fibra ottica sono l’innovazione tecnologica del 2025. Durante la guerra, Ucraina e Russia hanno usato massicciamente la guerra elettronica per abbattere i droni FPV controllati via radio. I droni a fibra ottica apparvero per la prima volta nella primavera 2024 – impiegati dai russi, adottati dagli ucraini poco dopo.
L’ironia: in un’epoca di intelligenza artificiale e sistemi autonomi, la soluzione più efficace è un filo di fibra ottica che si srotola mentre il drone vola. Nel contesto bellico l’eleganza tecnica conta meno dell’efficacia pratica.
Architettura tecnica e vantaggi operativi
La tecnologia è semplice. Invece dei segnali radio vulnerabili a disturbo e guerra elettronica, i droni a fibra ottica usano un filo lungo diversi chilometri che si srotola durante il volo.
I vantaggi operativi sono profondi:
Immunità completa al disturbo elettronico: elimina uno dei problemi principali. Sul campo ucraino, dove decine di unità operano contemporaneamente, la guerra elettronica amica causava più problemi di quella nemica. I droni a fibra ottica risolvono completamente questa criticità.
Trasmissione video cristallina: qualità perfetta indipendentemente dalle condizioni elettromagnetiche.
Protezione dell’operatore: il segnale non può essere intercettato per radio-goniometria.
Consumo energetico ridotto: possono restare inattivi al suolo per ore in attesa del momento giusto.
Limiti tecnici
Le bobine di fibra ottica pesano da uno a cinque chilogrammi. Questo peso limita sia il carico esplosivo che la manovrabilità. Le grandi bobine necessarie per operare su lunghe distanze rallentano i droni e li rendono meno agili.
Il cavo fisico è vulnerabile. Si impiglia in alberi, piloni, vegetazione densa. Andriy Hyrtseniuk, capo del Brave1 ucraino, sottolineò: “Dipende da cosa misuriamo: la lunghezza della fibra ottica o la distanza reale tra stazione a terra e target”. La portata effettiva può essere molto inferiore alla lunghezza teorica del cavo.
Nonostante questi limiti, l’impatto operativo è devastante. I droni russi a fibra ottica hanno colpito Kramatorsk a oltre 19 chilometri dal fronte nell’ottobre 2025.
Kramatorsk: quando la retrovia non esiste più
L’attacco a Kramatorsk cambiò le percezioni. La città si trova a quasi venti chilometri dal fronte, abitata da circa centomila persone (dimezzate dai duecentomila pre-invasione). Era considerata relativamente sicura. Un drone russo a fibra ottica la colpì con precisione nell’ottobre 2025.
L’impatto psicologico fu immediato. Serhii Sternenko avvertì:
“I droni FPV nemici possono volare a distanze ancora maggiori. Non esiste retrovia fino a 30 chilometri dal fronte. Questo deve essere chiaro, specialmente ai funzionari locali”.
L’erosione del concetto di “retrovia sicura” va oltre l’aspetto tattico. Trasforma la geografia psicologica del conflitto. Ogni posizione diventa potenzialmente vulnerabile, ogni movimento potenzialmente letale. Una forma di assedio senza accerchiamento fisico, ma con effetti psicologici simili.
Contromisure ucraine
Le reti anti-drone – introdotte prima dalla Russia, poi adottate dall’Ucraina – creano “tunnel” chilometrici per proteggere i veicoli militari. Il paesaggio ucraino si è trasformato, con strade coperte da reti protettive che conferiscono un aspetto post-apocalittico.
La brigata Magyar Birds ha sviluppato una soluzione più sofisticata: radar mobili che rilevano i droni FPV in arrivo a diversi chilometri di distanza. Rilevata la minaccia, lanciano i propri droni per intercettare quelli russi.
Questa tattica “drone contro drone” sfrutta la principale vulnerabilità dei droni a fibra ottica: la ridotta manovrabilità causata dal peso della bobina. Il vantaggio principale – immunità al disturbo elettronico – diventa un potenziale svantaggio tattico.

Supremazia russa e dilemma ucraino
Il Comandante in Capo ucraino Oleksandr Syrskyi lo ammise: la Russia detiene il vantaggio nei droni a fibra ottica “in termini di quantità e gamma di applicazione”.
L’ammissione rivela un’asimmetria fondamentale. L’Ucraina ha dimostrato maggiore creatività nell’innovazione tecnologica, ma la Russia sfrutta economie di scala che Kiev non può eguagliare. Standardizzazione dei sistemi, accesso privilegiato a componenti cinesi, integrazione con Rubikon: tutti elementi che conferiscono alla Russia un vantaggio sistemico.
Il problema si aggrava con le restrizioni alla catena di approvvigionamento. I produttori ucraini cercano di diversificare le forniture, mentre la Cina aumenta il sostegno a Mosca. Pechino ha fermato le esportazioni di droni verso l’Ucraina continuando a rifornire la Russia.
Pokrovsk: convergenza degli elementi
Sinergia operativa
Pokrovsk mostra come infiltrazione, Rubikon e droni a fibra ottica convergano in un approccio integrato. Il successo non deriva da un singolo fattore, ma dalla combinazione sinergica di innovazioni tattiche e tecnologiche.
La preparazione BAI di cinque mesi ha creato le condizioni preliminari. Rubikon neutralizzò sistematicamente le capacità droni ucraine. I droni a fibra ottica permisero l’interdizione logistica immune alla guerra elettronica. Le tattiche di infiltrazione sfruttarono l’ambiente urbano. E il volume di attacco – quasi 100 squadre da fuoco di tre effettivi inviate quotidianamente dentro Pokrovsk – rese impossibile mantenere una difesa coerente.
Sequenza tattica metodica
Fase 1 – Targeting capacità Anti-Access/Area Denial ucraine: identificazione ed eliminazione delle posizioni degli operatori droni. Attraverso artiglieria, droni Rubikon, guerra elettronica e infiltrazione fisica, i russi degradarono sistematicamente questa capacità.
Fase 2 – Degradazione linee logistiche: l’interdizione delle Ground Lines of Communication (GLOC) con droni a fibra ottica creò un ambiente “drone denial”. Mashovets lo descrisse così: le forze russe degradarono l’organizzazione e l’efficacia delle operazioni difensive e dei droni ucraini prima delle missioni di infiltrazione.
Fase 3 – Infiltrazione massiccia: un comandante di battaglione droni ucraino riportò che i russi sfruttano il maltempo per radunarsi in gruppi numerosi ed entrare in città su motociclette o buggy, infiltrandosi nelle posizioni di retrovia dove operano equipaggi mortai e piloti droni.
“Caosizzazione” come obiettivo
L’obiettivo finale non è la conquista territoriale, ma la “caosizzazione” del sistema difensivo nemico – termine coniato da Konstantin Mashovets un analista militare ucraino: “le forze ucraine spesso mantengono posizioni in insediamenti che i russi dichiarano conquistati”. Pokrovsk e Kupyansk sono “100 percento caos”.
La linea del fronte diventa porosa, indefinita. Le posizioni ucraine si trovano “dietro” linee russe. Il comando e controllo si disintegra. La logistica collassa. Il morale erode.
È guerra che trascende l’occupazione territoriale per mirare alla disorganizzazione sistemica. Un’evoluzione significativa rispetto alle metodologie sovietiche tradizionali, centrate sull’annientamento fisico attraverso superiorità di fuoco e massa.
Limiti e sostenibilità
L’Institute for the Study of War sottolinea che gli sforzi BAI russi non si sono dimostrati ugualmente efficaci lungo l’intero fronte. Potrebbero non essere esportabili ad altre parti del teatro.
L’ambiente urbano di Pokrovsk ha fornito copertura e occultamento per gruppi di infiltrazione ed equipaggi droni assenti altrove. Il tentativo di replicare il successo a Dobropillya, a nord di Pokrovsk, fallì proprio per l’assenza di ambiente urbano denso. Gli ucraini sfruttarono il terreno aperto per colpire efficacemente le formazioni russe in movimento.
Similmente, gli sforzi presso Kupyansk non hanno destabilizzato le difese ucraine nella stessa misura. Il terreno aperto circostante e l’impossibilità di dedicare le stesse risorse umane e materiali hanno fatto la differenza.
La Russia ha dedicato a Pokrovsk “quantità sbalorditive e insostenibili di manodopera e materiali”, secondo l’ISW. Ventuno mesi per trentanove chilometri – media di meno di due chilometri al mese – difficilmente rappresenta un successo in termini convenzionali.
Le perdite quotidiane sono significative da entrambe le parti. La sostenibilità dipende dalla capacità russa di generare forze più rapidamente di quanto le perda – capacità dimostrata finora, ma non garantita nel lungo termine.
Il conflitto ucraino ha dimostrato che:
- I sistemi di sorveglianza economici (droni) hanno reso obsolete molte tattiche convenzionali
- L’ambiente elettromagnetico saturo richiede soluzioni che bypassino la guerra elettronica tradizionale
- L’urbanizzazione favorisce tattiche di infiltrazione rispetto ad offensive meccanizzate
- Il targeting delle capacità C4ISR può essere più decisivo della distruzione fisica delle forze
- La “caosizzazione” sistemica può produrre effetti superiori all’annientamento convenzionale
L’analisi occidentale ha spesso interpretato le operazioni russe solo attraverso la lente di “brutalità” e “inefficienza”. Questa lettura, comprensibile data la natura del conflitto, oscura trasformazioni tattiche reali.
Pokrovsk dimostra che le forze russe hanno sviluppato capacità di apprendimento e adattamento considerevoli. L’integrazione di infiltrazione, guerra elettronica, droni e interdizione logistica rivela sofisticazione che contrasta con le narrazioni semplificate.
Questo non implica giudizi morali sulle azioni russe, né suggerisce superiorità dell’approccio russo. Significa riconoscere che sottovalutare l’avversario – interpretare ogni sua azione come risultato di semplice superiorità numerica – è un errore analitico grave.
Il conflitto ucraino resta un laboratorio di innovazione militare che ridefinisce i parametri della guerra contemporanea. Le lezioni influenzeranno le dottrine militari globali per decenni.
Droni a fibra ottica, targeting sistematico delle capacità ISR, infiltrazione urbana, “caosizzazione” come obiettivo operativo: evoluzioni che trascendono il contesto ucraino per toccare questioni fondamentali sulla natura della guerra moderna.
La sfida per gli osservatori occidentali è studiare queste evoluzioni evitando sia la semplificazione (“i russi vincono solo per brutalità”) sia la sopravvalutazione (“i russi hanno risolto la guerra moderna”). La realtà si colloca in uno spazio complesso e sfumato.
Restano domande irrisolte. Sostenibilità a lungo termine dell’approccio russo. Capacità ucraina di sviluppare contromisure efficaci. Esportabilità a altri contesti. Impatto di stagioni, terreno, ambiente urbano o rurale.
Una cosa è certa: la guerra in Ucraina ha trasformato irreversibilmente il modo in cui pensiamo al conflitto contemporaneo. Le certezze del passato – supremazia delle piattaforme corazzate, formazioni meccanizzate di massa, ruolo dell’aviazione tradizionale – sono state rimesse in discussione.
Indipendentemente dall’esito finale, entrambe le parti stanno scrivendo nuovi capitoli nella storia della teoria e pratica militare. Comprendere queste trasformazioni, senza pregiudizi ideologici ma con rigore analitico, è imperativo per chiunque voglia comprendere le dinamiche del potere nel ventunesimo secolo.
L’articolo L’evoluzione tattica russa in Ucraina: infiltrazione, guerra elettronica e la nuova dimensione dei droni proviene da Difesa Online.
Un’analisi delle trasformazioni operative che stanno ridefinendo il campo di battaglia contemporaneo
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