L’interazione tra il dominio fisico e quello cognitivo nella guerra ibrida: il caso dei droni sulla Polonia
Le continue e pressanti campagne di infowar che caratterizzano il conflitto russo-ucraino rappresentano un esempio da manuale di ibridizzazione della guerra. Per quanto possa sembrare assurdo, i colpi sferrati dalla disinformazione e dalla propaganda provocano nel dominio cognitivo danni altrettanto devastanti di quelli derivanti dai combattimenti nel dominio fisico. Soprattutto, hanno una portata più ampia, in quanto influenzano l’opinione pubblica a livello globale e non si limitano alle zone dei combattimenti o, al massimo, alle nazioni direttamente coinvolte negli stessi, cioè la Russia e l’Ucraina.
L’episodio verificatosi nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2025 e che ha visto lo sconfinamento di una ventina (il governo di Varsavia ne ha segnalati 21, la maggioranza delle fonti ne riporta 19) di droni Gerbera sul territorio polacco offre la possibilità di essere preso in considerazione come un interessante case-study di combattimento nel dominio cognitivo.
L’eco mediatica dell’evento si è sviluppata sostanzialmente su tre linee interpretative: la prima lo considera un tentativo russo di testare la reattività delle difese aeree polacche ed è l’ipotesi più accreditata in Europa; la seconda, diffusa soprattutto negli Stati Uniti, vede uno sconfinamento dovuto ad errore o agli effetti delle contromisure elettroniche ucraine; la terza, fortemente sostenuta tra i simpatizzanti filorussi, afferma che si tratti di un’operazione false-flag architettata da ucraini e polacchi per rinforzare l’idea di una minaccia russa incombente sull’Europa e sulla Nato.
A causa dei cori sollevatisi sull’uno e sull’altro fronte per attribuire le responsabilità dell’incursione dei velivoli russi, risulta veramente difficile trattare come “informazione” quanto divulgato dai media all’indomani dell’episodio. Vediamo, allora, come la divulgazione para-informativa di quanto accaduto sia stata confezionata e quali siano gli elementi su cui entrambe le parti fondano le proprie accuse rivolte all’avversario. A tale scopo, prendiamo in esame quattro voci che, se non autorevoli, possiamo almeno reputare competenti e, in modo alternato, presentiamo le tesi a sostegno della vulgata pro-Russia e di quella pro-Nato.
Cominciamo con un’analisi tecnica proposta da Scott Ritter ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti ed ex ispettore della Commissione speciale delle Nazioni Unite (Unscom), con cui ha partecipato alla supervisione delle armi di distruzione di massa in Iraq dal 1991 al 1998 e da cui si è dimesso per protesta. Da allora è sempre stato fortemente critico della guerra in Iraq e della politica estera degli Stati Uniti in Medio Oriente. Negli ultimi anni, è stato un collaboratore regolare dei media statali russi RT e Sputnik. La sua posizione relativa al conflitto russo-ucraino è totalmente orientata a sostegno di Mosca.
Fatta questa premessa, va detto che la sua analisi si rivela stimolante e capace di insinuare il dubbio sulla veridicità delle affermazioni polacche, europee e della Nato relative alla volontà di violare lo spazio aereo polacco con uno sciame di droni. Ritter non ha dubbi che si tratti di un’azione condotta sotto falsa bandiera dai nemici della Russia per provocare indignazione contro il Cremlino e le sue valutazioni sono di natura squisitamente tecnica:
“È una complicata operazione di falsa bandiera. Quello che intendo dire è che la Russia da tempo sta lanciando o facendo volare questi cloni degli Shahed 136-Geran 2 in diverse varianti contro l’Ucraina. La scorsa notte ne hanno lanciati più di 400 contro obiettivi in tutta l’Ucraina. Gli ucraini stanno lavorando senza sosta per trovare una soluzione a questo problema. … L’Ucraina da tempo cerca una soluzione con guerra elettronica contro i droni Shahed 136-Geran 2. L’anno scorso hanno iniziato a schierare un sistema chiamato Pokrova1. Il Pokrova non è solo un sensore o due sensori, si tratta di migliaia di sensori che sono praticamente sparsi in tutta l’Ucraina. L’obiettivo di Pokrova non è solo disturbare il segnale, ma prendere il controllo del drone. Inizialmente con Pokrova si catturava il drone e lo si faceva schiantare. In questo modo lo si distruggeva, quindi si vedevano i droni russi arrivare e poi cadere, ma il problema era che quei droni cadevano e colpivano edifici civili o obiettivi non intenzionali. Quindi il passo successivo è stato trovare il modo di prendere il controllo del drone e farlo atterrare dolcemente per deviarlo verso un’area dove potesse atterrare in sicurezza e ci sono riusciti. Quello che gli ucraini stanno facendo adesso è prendere il controllo del drone, farlo girare e farlo volare di nuovo in Russia e negli ultimi mesi lo hanno fatto più di 100 volte. Quello che credo sia successo è che gli ucraini hanno preso il controllo dei droni russi usando Pokrova e li hanno fatti volare in Polonia. … È un attacco sotto falsa bandiera, ma hanno usato droni russi, hanno preso il controllo dei droni russi e li hanno fatti volare in Polonia. Tutte le prove circostanziali lo confermano. Innanzitutto i droni sono entrati in Polonia attraverso lo spazio aereo bielorusso. La Russia non fa volare droni sopra lo spazio aereo bielorusso. Se guardi i punti di lancio di tutti i droni russi sono fuori dalla Bielorussia. E sai, la Russia ha obiettivi specifici e pianifica le traiettorie di volo in modo da evitare il potenziale per incidenti di questo tipo. Ma se l’Ucraina prende effettivamente il controllo di un drone e poi lo fa volare attraverso lo spazio aereo bielorusso fino in Polonia, sembra un attacco russo. ….Per prendere il controllo di uno Shahed 136 non è un singolo sensore a farlo. Devi sopraffare il sistema concentrando dozzine di sistemi Pokrova simultaneamente per isolare, prendere il controllo, impadronirti e poi manipolare. Questo è rilevabile, non dirò come, dirò solo che è rilevabile. E abbiamo tutto registrato digitalmente. Sappiamo tutto ciò che è successo, conosciamo gli operatori che l’hanno fatto, sappiamo i nomi degli operatori perché li abbiamo addestrati noi. Vedi, l’Ucraina non ha semplicemente inventato tutto questo da sola. Ci sono molte persone che aiutano gli ucraini a farlo. …I sistemi a bassa potenza non dirottano i Shahed 136 che hanno, come sai, una schermatura integrata nei loro sistemi. Qui si parla di alta potenza, alta energia su uno spettro ampio, facilmente rilevabile e sappiamo che sono stati gli ucraini a farlo e che hanno diretto questi droni nello spazio aereo polacco. … In realtà si tratta di un evento stupido e organizzato, spinto da un’attività di false flag ucraina. E la Nato era stata avvertita di questo. Così poteva fare la sua sceneggiata.”2
La “sceneggiata” cui si riferisce Ritter è l’opportunità offerta dall’azione orchestrata, a suo dire, dalla Polonia, che ha fornito il pretesto a Varsavia per convocare una riunione d’emergenza sulla base dell’articolo 4 della Nato3.
Ed è quello che è accaduto. Il Ministro degli Affari Esteri polacco Radek Sikorski ha dichiarato quanto segue:
“Abbiamo chiesto l’articolo 4, che prevede consultazioni urgenti in caso di minaccia. È stato immediatamente accolto e gli alleati, in particolare in Europa, si sono mobilitati per far sì che diversi paesi inviassero risorse antiaeree e caccia supplementari e che i pianificatori militari colmassero questa lacuna nelle nostre difese. Quindi, un’altra delusione per Putin.”4
La sua versione dei fatti sull’episodio dei droni è più “politica” e meno “tecnica” di quella presentata e gli ha offerto anche la possibilità di esprimere la posizione del governo polacco in materia di riarmo. Non manca, tuttavia, un contributo tecnico fornitogli da qualche esperto per supportare la sua narrazione:
“Beh, pensiamo che si sia trattato di una provocazione deliberata perché abbiamo monitorato quei droni dal momento del lancio e il luogo del lancio era diverso dai lanci in Ucraina. Se fosse stato parte dell’operazione in Ucraina, ci si sarebbe aspettati che un mix di droni, armati e disarmati, come consuetudine. Invece erano tutti disarmati e avevano serbatoi aggiuntivi di carburante. E l’assalto è durato 7 ore. Quindi, tra il primo ingresso nello spazio aereo polacco e l’ultimo abbattimento, è stato uno scontro a fuoco, non un errore. …Noi lo consideriamo parte dello spettro di mezzi ibridi di Putin per testare la Nato, e questi includono disinformazione, ovviamente spionaggio, … e questo è solo l’ultimo tentativo russo di mettere alla prova la nostra opinione pubblica, i nostri sistemi di comando, la solidarietà dei nostri alleati. Riteniamo di aver superato la prova. Ma abbiamo anche imparato che abbiamo bisogno di un sistema simile a quello ucraino per affrontare questa particolare minaccia, ovvero i droni, perché non è economicamente conveniente affrontarli con gli F-35. Abbiamo bisogno di modi più economici per farlo. Quindi, abbiamo bisogno di più elicotteri da combattimento con mitragliatrici Gatling e probabilmente di turboelica con mitragliatrici a bordo. … E se spendiamo i soldi, costruiamo le fabbriche e acquistiamo le attrezzature e le munizioni, allora entro la fine del decennio avremo un esercito che non sarà l’equivalente degli Stati Uniti, ma sarà sufficiente a scoraggiare Putin. …In Francia, in Germania e persino in Polonia, abbiamo un consenso sul riarmo e penso che la gente stia vedendo che in realtà è anche un modo per re-industrializzare l’Europa e, sapete, poiché la guerra russo-ucraina è un nuovo tipo di guerra, molti eserciti in tutto il mondo dovranno riorganizzarsi e se produciamo i migliori droni e anti-droni, allora questo sarà effettivamente materiale da esportazione.”5
Al di là delle considerazioni di natura economica formulate dal ministro, egli vede nell’iniziativa di un sostanziale contributo all’Ucraina per il sistematico intervento contro i droni russi sul suo territorio, una necessità per la salvaguardia della sicurezza in Europa contro una minaccia russa percepita come incombente6.
Restando nel solco delle disamine che attribuiscono alla Russia la paternità dell’azione sulla Polonia e tornando sul piano “tecnico” degli elementi considerati, ve ne sono di decisamente dettagliate e altrettanto suggestive quanto quella di Ritter, addirittura qualitativamente superiori. A tale proposito, rimandiamo alla lettura dell’approfondito esame condotto da Claudio Verzola sulle pagine di Difesa Online7. Nelle conclusioni cui perviene l’analista emerge l’ipotesi che la volontà del Cremlino di testare la rapidità e la capacità di reazione della Nato prefigura un’accurata operazione di intelligence mirata a concrete pianificazioni per ulteriori sviluppi del conflitto contro l’Occidente. Scenario decisamente inquietante.
Torniamo, infine, su posizioni più orientate verso Mosca, con un’analisi che non manca di ridicolizzare il governo polacco e di sottolineare responsabilità inopinabili da parte di Varsavia e di Kiev per quanto successo:
“… Negli ultimi tempi in Ucraina ed Europa si sono moltiplicate le operazioni propagandistiche tese ad accentuare la percezione dei russi come una minaccia spietata per tutta l’Europa. … Purtroppo (per la credibilità complessiva di UE, NATO e dei singoli governi), anche la drammatica storia dell’attacco dei droni Gerbera alla Polonia sta trasformandosi in una patetica farsa. … Anche le immagini dei droni Gerbera caduti in Polonia il 10 settembre e apparse su molti media nei giorni successivi lasciano molti dubbi circa la credibilità di un’operazione russa tesa a testare le difese polacche e NATO, come sostiene il ministro degli Esteri di Varsavia, Radoslaw Sikorski. Quasi tutti i droni Gerbera mostrati sono danneggiati dalla caduta, come è comprensibile, ma sono composti da pezzi diversi per tipo e colore assemblati in modo raffazzonato, in molti casi hanno buchi o crepe chiusi con il nastro isolante. Dettagli che inducono a credere che i Gerbera siano stati abbattuti molto prima del 9 settembre dalle contromisure elettroniche ucraine o siano comunque caduti in Ucraina per venire poi recuperati, rimessi in condizioni di volo cannibalizzando altri droni e inviati sulla Polonia facendoli transitare prima sulla Bielorussia per montare la storia dell’intrusione russa nei cieli della NATO.
Come si può credere che un Gerbera sia atterrato sul piccolo tetto di una conigliera in una fattoria polacca senza schiantarsi al suolo? Se non si tratti di una conigliera-portaerei con i cavi di arresto sul tetto, come se fosse il ponte della USS Nimitz, sembra più probabile che il drone sia stato posato su quel tetto in lamiera o eternit. Inoltre, dalla posizione del drone si deduce che avrebbe dovuto schiantarsi contro gli alberi alle sue spalle prima di raggiungere il tetto della conigliera: eppure non mostra danni evidenti se non il nastro isolante sul muso che dovrebbe essere stato applicato prima di decollare per la missione che lo ha portato ad atterrare in testa ai conigli polacchi. Con una propaganda così raffazzonata non c’è da stupirsi che gli Stati Uniti non se la siano bevuta la storiella dell’attacco russo allo spazio aereo della NATO. Trump ha parlato di un errore, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato che Washington non trarrà conclusioni affrettate sull’incidente che ha coinvolto alcuni droni nello spazio aereo polacco. In un’intervista Rubio ha sottolineato la necessità di raccogliere ulteriori informazioni e di consultarsi con gli alleati prima di prendere una posizione definitiva. … Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che i suoi attacchi nella notte del 9 e 10 settembre erano diretti esclusivamente verso obiettivi militari ucraini e non prevedevano alcun obiettivo in Polonia. Mosca ha espresso la sua disponibilità a consultarsi con la Polonia sull’accaduto (invito che Varsavia non sembra aver accolto) ma potrebbe aver già fornito a Washington informazioni esaustive in proposito. La propaganda raffazzonata messa in campo da UE/NATO negli ultimi tre anni e mezzo ha reso molto diffidente l’opinione pubblica in tutte le nazioni europee. In altri termini la marea di bugie di guerra che ci hanno mal raccontato pretendendo di farcele credere hanno ridotto di molto la percezione di affidabilità dei governanti europei presso i loro cittadini ed elettori.
Un sondaggio fatto in Polonia e pubblicato da Res Futura ha fatto emergere che oltre un terzo degli intervistati ritiene che lo sconfinamento dei droni russi sia stato attuato dall’Ucraina.”8
Diciamo che, al di là delle ragioni addotte, traspare una certa acredine nei confronti dell’Occidente, in particolare dell’Europa e della Nato, mentre si salva una sorta di “saggia e lungimirante” posizione trumpiana assunta rispetto all’evento. Nessuno desidera la prosecuzione, o peggio, l’estensione del conflitto, ma da qui a prendere tout-court per buone le dichiarazioni del Cremlino, ce ne vuole.
In media stat virtus avrebbero detto gli antichi, ma non è questo il caso. In questo caso o sono stati i Russi, o sono stati gli Ucraini. Questa seconda ipotesi, tuttavia, ha un vago sentore di complottismo. Non ho elementi concreti e attendibili per confermare l’una o l’altra e, ripeto, lo scopo della mia analisi è offrire uno spunto di riflessione sulle dinamiche sostantive alle narrazioni elaborate nella guerra informativa condotta nei conflitti ibridi. Nel caso specifico, mi viene da dire: “comunque vada, sarà un successo!”. Per l’Ucraina, però. Per un Paese la cui caduta era stimata nell’arco di poche settimane e che, invece, sono ormai quasi quattro anni che resiste a un’invasione pretestuosa e marcatamente dittatoriale nei suoi presupposti, incoerente con le ragioni addotte per averla pianificata. E adesso qualcuno non mancherà di sottolineare che anche il sottoscritto è asservito alle logiche della guerra informativa. È il vantaggio che gli viene offerto dal vivere in un sistema democratico, dove la libertà di espressione non viene repressa con il confino nei gulag.
1 Il Pokrova è un sistema di guerra elettronica (EW) sviluppato in Ucraina per contrastare i droni, in particolare quelli di tipo Shahed, attraverso la neutralizzazione delle loro frequenze di comunicazione e navigazione, invece di distruggerli direttamente. Questo sistema consente di “accecare” i droni, rendendoli inefficaci e impedendo il loro funzionamento, offrendo così una soluzione per proteggere aree sensibili.
2 S. Ritter, ALL IN: The World Is Headed for Devastating Wars on Every Front, You Tube, 10/09/2025. https://www.youtube.com/watch?v=jbW1RLZ-xNo.
3 Ibid.
4 Ibid.
5 Radek Sikorski: Poland’s View From the Frontline of Europe | Foreign Affairs Interview, You Tube, 25/09/2025. https://www.youtube.com/watch?v=HY3GasxGOpc.
6 Ibid.
7 C. Verzola, L’incursione dei droni russi in Polonia è stata un’operazione di intelligence (da non sottovalutare), Difesa Online, 11/09/2025. https://www.difesaonline.it/2025/09/11/lincursione-dei-droni-russi-in-polonia-e-stata-unoperazione-di-intelligence-da-non-sottovalutare/.
8 G. Gaiani, Droni russi sulla Polonia: dall’allarme rosso all’ennesima farsa di guerra, Analisi Difesa, 17/09/2025.
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Le continue e pressanti campagne di infowar che caratterizzano il conflitto russo-ucraino rappresentano un esempio da manuale di ibridizzazione della guerra. Per quanto possa sembrare assurdo, i colpi sferrati dalla disinformazione e dalla propaganda provocano nel dominio cognitivo danni altrettanto…
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