Mobilità delle Forze speciali e forze ordinarie: equilibrio necessario per la Difesa italiana
Il Programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento SMD 28/2025, dedicato alla mobilità terrestre delle Forze speciali, è lo schema di decreto ministeriale attualmente all’esame delle Camere. Proposto dallo stato maggiore della Difesa, prevede un piano decennale (2025–2034) da 106,1 milioni di euro per dotare i reparti d’élite di nuovi veicoli tattici leggeri, blindati e da infiltrazione capaci di migliorare la loro capacità di movimento, penetrazione e sopravvivenza.
La fornitura comprende 110 veicoli tattici leggeri All Terrain (VTLAT), 44 mezzi blindati di derivazione commerciale e 52 Ground Mobility Vehicle (GMV), destinati a reparti come il 9° reggimento “Col Moschin”, il 185° RAO “Folgore” e il 4° “Monte Cervino”.
Le Forze speciali rappresentano l’élite dello strumento militare. Sono costituite da reparti selezionati, altamente addestrati e dotati di mezzi e procedure dedicate, in grado di operare in autonomia anche in contesti ostili e privi di copertura convenzionale o logistico-strategica. La loro funzione principale non è affrontare grandi battaglie, ma condurre operazioni di precisione, spesso decisive: ricognizione strategica, infiltrazione, cattura o eliminazione di obiettivi ad alto valore, supporto a forze alleate o locali, evacuazioni, sabotaggio e controterrorismo.
Il loro numero esiguo è una caratteristica fisiologica: la selezione è estremamente rigorosa e solo una piccola percentuale dei candidati supera i cicli di addestramento fisico, tecnico e psicologico richiesti per operare in ambienti ad altissimo rischio. Ogni operatore deve padroneggiare tattiche di combattimento individuale e di squadra, lingue straniere, tecniche di sopravvivenza, uso di esplosivi, navigazione terrestre e aerea, comunicazioni criptate e medicina tattica.
Mantenere unità di questo livello comporta costi elevati, tanto economici quanto organizzativi. Per questo motivo le Forze speciali di ogni Paese, inclusa l’Italia, non possono essere numerose: la loro efficacia risiede nella qualità, non nella quantità.
Oggi non è più il tempo delle missioni a bassa intensità e dei lunghi schieramenti in aree «stabilizzate». I conflitti contemporanei, sempre più tecnologici e ad alta densità di fuoco, richiedono la massa critica dei reparti ordinari: numeri adeguati, catene logistiche robuste, riserve e – soprattutto – la volontà politica di sostenere impegni e impatti maggiori.
Plaudendo all’iniziativa, che rafforza capacità indispensabili per reparti di eccellenza, resta necessario che la stessa attenzione sia rivolta anche al resto dell’Esercito: non solo ai mezzi e alle infrastrutture, ma soprattutto agli uomini e ai relativi numeri. Senza quantità adeguate, nessuna qualità potrà garantire la profondità, la continuità e la resilienza che ogni conflitto moderno richiede. Inevitabilmente.
Foto: Esercito Italiano
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