Odessa all’Italia: Roma protagonista della quarta conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina
Si è tenuta a Roma il 10 e l’11 luglio la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, dedicata alla sensibilizzazione e alla mobilitazione del sostegno internazionale per gli investimenti per la ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione del Paese.
Quattro le dimensioni tematiche discusse: il ruolo dell’imprenditorialità nell’afflusso di capitali privati indispensabili alla ricostruzione dell’Ucraina; il ritorno e la conseguente reintegrazione dei cittadini, al fine di ricostituire il tessuto sociale del Paese a partire dalle infrastrutture civili; il coinvolgimento delle autorità locali e regionali nel processo di ripresa; e infine le riforme, intese a promuovere l’avanzamento del processo di adesione di Kiev all’Unione Europea.1
La Conferenza ha altresì ospitato le discussioni tra le parti interessate all’interno di un Recovery Forum ad hoc, che ha consentito alle parti interessate e specificamente alle imprese di trattare direttamente con il governo ucraino e le istituzioni finanziarie internazionali a proposito delle modalità più idonee per il processo di ricostruzione, individuando i settori economici che rappresentano una priorità assoluta per la ripresa dell’Ucraina dopo il conflitto.
Di fatto, un simile meccanismo diviene particolarmente necessario non solamente per un’efficace ricostruzione del Paese, bensì soprattutto per sostenere una crescita economica duratura nel dopoguerra. In armonia con un quadro giuridico che favorisca gli scambi commerciali e i flussi di capitali verso l’Ucraina, dal canto suo Kiev sarà tenuta a creare un ambiente capace di attrarre investimenti esteri attraverso una semplificazione normativa e garantendo un ambiente stabile ed affidabile per le imprese straniere.
Si tratta del quarto appuntamento dopo i lavori avviati nel 2022 a Lugano e successivamente portati avanti a Londra (2023) e a Berlino (2024) – occasione quest’ultima che ha confermato le cosiddette “quattro dimensioni di Berlino” quali pilastri fondamentali per il processo di ripresa che hanno definito anche l’orientamento dei lavori di Roma.
Al di là dei progetti infrastrutturali ritenuti fondamentali per la ricostruzione fisica del Paese, sono diverse le tematiche affrontate nel corso della conferenza: dalla stabilità macroeconomica alla sicurezza, dall’energia e la protezione dell’ambiente alla cultura e alla sanità, dall’istruzione all’innovazione, il governo Ucraino ha esplicitamente inteso una futura fase post-conflittuale quale occasione per modernizzare, digitalizzare ed adeguare tanto le proprie infrastrutture quanto l’intero apparato statale in vista di un’eventuale adesione all’Unione Europea, considerata da Kiev tra le garanzie di sicurezza di una non-aggressione da parte Russa nell’avvenire.2
Nonostante i negoziati tra Russia, Stati Uniti ed Ucraina per una tregua (o addirittura la fine del conflitto) siano attualmente in una fase di stallo, un forum di dialogo itinerante per la ricostruzione del Paese sembra avere una duplice funzione.
Da un lato, esso funge inevitabilmente da importante elemento di consolidamento della psicologia collettiva degli ucraini, i cui impulsi di resistenza si sono fortemente logorati ad oltre tre anni dallo scoppio del conflitto. In quest’ottica, il sostegno dell’Occidente e il coinvolgimento del settore privato nella modernizzazione del Paese apre ad un barlume di speranza verso un futuro che ad oggi si presenta ancora come incerto.
Dall’altro lato, ricompattando il sostegno degli Stati europei e coordinandolo in una piattaforma di dialogo condivisa, il forum rappresenta l’occasione di espandere l’influenza economica occidentale verso est, e soprattutto di costruire un nuovo mercato in cui sussistono tangibili possibilità di sbocco per le imprese europee.
Non si tratta dunque solamente di un notevole sforzo finanziario per portare l’Ucraina post-bellica ad un livello accettabile per l’ingresso in Europa, bensì di creare anche reali opportunità di business per le aziende europee, che si insedieranno nei settori strategici e nella ricostruzione delle infrastrutture critiche legando inevitabilmente il destino dell’Ucraina al cosiddetto “Occidente”. Tutto ciò parallelamente ad un continuo afflusso di aiuti militari, fondamentali per la resistenza dell’apparato di difesa di Kiev.
A conflitto ancora inoltrato, i progetti avviati per la ricostruzione materiale dell’Ucraina sono già molteplici. Ispirati ad una logica di “patronato”, per cui specifici Paesi sono responsabili della ricostruzione di una determinata città, il governo ucraino ha affidato a Stati esteri lo sviluppo di progetti per la purificazione dell’acqua, la costruzione di ospedali o la donazione di autobus.3
Come è emerso dalla Conferenza di Roma, all’Italia toccherà la ricostruzione di Odessa, di cui restaurerà il patrimonio culturale ed in particolare la cattedrale della Trasfigurazione, la Filarmonica ed il museo delle belle arti.
In aggiunta, il Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi ha firmato altresì un accordo con il Viceministro per lo Sviluppo delle comunità e dei territori Alona Shkrum per l’avvio di una cooperazione strategica tra Italia e Ucraina nel settore dei trasporti marittimi e dello sviluppo portuale, definendo una collaborazione di lungo termine finalizzata alla ricostruzione, alla modernizzazione e all’infrastrutturazione dei porti ucraini danneggiati dal conflitto.
Nonostante ciò, nell’attesa di poter effettuare un calcolo effettivo dei danni derivanti dall’invasione russa, le stime più affidabili riguardanti i danni materiali – soprattutto infrastrutturali – si aggirano attorno ai 200 miliardi di dollari. Cifra, secondo le valutazioni della Kyiv School of Economics, destinata ad aumentare se si considerano anche gli impatti sul tessuto economico, le infrastrutture critiche e le abitazioni.4
A questo proposito, il patrimonio immobiliare distrutto o danneggiato ammonterebbe a circa 250.000 edifici, le strutture sanitarie a 1.300, mentre oltre 3.800 istituti scolastici sarebbero stati colpiti o distrutti. Il rapporto stima inoltre che i danni alle infrastrutture energetiche si aggirino attorno ai 9 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il settore agricolo, i danni materiali salirebbero a 10,3 miliardi di dollari, mentre le perdite ad oltre 80 miliardi. Una cifra preoccupante, se si ricorda che il cosiddetto “granaio d’Europa” ha un ruolo fondamentale nella sicurezza alimentare di un numero elevato di Paesi. In termini di ricostruzione, la Banca Mondiale stima invece che saranno necessari più di 500 miliardi di dollari, oltre ad un impegno coordinato e multilaterale.
Ad ogni modo, sebbene sia piuttosto evidente che la Conferenza di Roma non produrrà risultati nell’immediato, essa ha rappresentato una base fondamentale per favorire un’ampia partecipazione alla sfida della ricostruzione, riaffermando al contempo l’impegno dei Paesi e delle istituzioni europee nel sostegno militare a Kyiv.
1 MAECI, Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina, nota concettuale. Disponibile al link: https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2025/05/conferenza-sulla-ripresa-dellucraina-roma-10-11-luglio-2025-pubblicata-la-nota-concettuale-che-orientera-i-lavori/.
2 Si veda a questo proposito l’intervista rilasciata a Difesa Online da Oleksandr Merezhko nel marzo 2025: https://www.difesaonline.it/2025/03/14/intervista-a-olexandr-merezhko-per-fermare-la-guerra-servono-garanzie-concrete/.
3 Ibid.
4 Kyiv School of Economics, $155 billion — the total amount of damages caused to Ukraine’s infrastructure due to the war, as of January 2024, disponibile al link: https://kse.ua/about-the-school/news/155-billion-the-total-amount-of-damages-caused-to-ukraine-s-infrastructure-due-to-the-war-as-of-january-2024/
Foto: presidenza del consiglio dei ministri
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