Operazione Aquila: l’Italia porta in salvo i “collaborazionisti” afghani
La notte del 19 giugno a Fiumicino si è conclusa l’Operazione ‘Aquila’ per il trasferimento in Italia dei collaboratori afghani del contingente italiano in Afghanistan con i loro familiari, con l’arrivo di un totale di 228 persone.
L’operazione è inserita nella fase di rientro del contingente italiano dall’Afghanistan, pianificata e condotta dal Comando Operativo di vertice Interforze (COI), comandato dal generale di corpo d’armata Luciano Portolano e in coordinamento con il ministero dell’Interno, ministero degli Affari Esteri, ministero della Salute, Croce Rossa Italiana e Aeroporti di Roma.
Nella settimana appena trascorsa gli arrivi dei gruppi di interpreti e altri collaboratori con i loro familiari si sono sviluppati tra lunedì 14 giugno (primi 82 collaboratori civili con 19 nuclei familiari), mercoledì 16 (altri 64 collaboratori con 14 nuclei famigliari) e sabato 19 giugno (78 collaboratori con 17 nuclei familiari).
Con gli ultimi arrivi si completa questa prima fase relativa ai 228, la cui collaborazione è stata pienamente verificata dalle autorità militari italiane e che rischiavano di subire feroci rappresaglie dopo la partenza degli italiani e delle forze NATO poichè considerati dai talebani “collaborazionisti” delle forze d’invasione straniere.
Gli ultimi 4 interpreti di questa prima fase sono di previsto trasferimento con le unità della Brigata Folgore a conclusione delle operazioni di rientro del contingente nazionale. Poi sarà la volta degli altri afghani, via via che la verifica sarà stata effettuata.
Il COI ha pianificato l’intera operazione, coordinandosi con la Farnesina e il Viminale, affidandola poi alla conduzione ad opera del personale del Joint Headquarters (JHQ), il comando prontamente schierabile dello stesso COI.
La parte logistica degli arrivi è stata gestita dal personale del JHA del COI, della Croce Rossa Italiana e di Aeroporti di Roma.
Alcuni afghani arrivati sono risultati positivi al Covid-19 e quindi posti in isolamento presso il Centro Sportivo dell’Esercito della Cecchignola, il covid hotel e la struttura militare dell’Esercito di Camigliatello Sitano. Gli altri afghani non positivi sono stati ospitati presso le strutture militari di Camigliatello Silano della Marina e di Roccaraso dell’Esercito.
Leggi in proposito l’analisi del generale Gio9rgio Battisti del gennaio 2021
(con fonte AdnKronos)
Foto ISAF, F. Biloslavo e G. Gaiani