Pechino “invade” lo spazio aereo di Taiwan
L’aeronautica militare cinese ha violato ieri con ben 28 aerei, tra i quali caccia J-6 e J-11, la zona d’identificazione della difesa aerea di Taiwan. La dimostrazione di forza è stata riferita dal ministero della Difesa di Taipei e sembra costituire la “rappresaglia” cinese per la dichiarazione del G7 rilasciata domenica, in cui i leader hanno lanciato un monito alla Cina, rilevando “l’importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan” e incoraggiando “la risoluzione pacifica delle questioni attraverso lo Stretto”. Non era mai accaduto che il G7 citasse Taiwan che Pechino considera una provincia ribelle dell’unica Cina.
Ma Xiaoguang, portavoce dell’Ufficio cinese per gli affari taiwanesi ha affermato questa mattina che i massicci sorvoli militari sono una riposta alle interferenze di Paesi stranieri che cospirano con il governo di Tsai Ing-wen per l’indipendenza dell’isola. E’ dal settembre 2020 che Pechino ha intensificato gli sconfinamenti nello stretto e nello spazio aereo di Taiwan.
Il ministero della Difesa di Taipei ha sottolineato che i cinesi hanno schierato un velivolo anti-sottomarino, un aereo per la guerra elettronica, quattro bombardieri, due aerei radar e 20 caccia da combattimento.
La formazione aerea cinese ha sorvolato anche la punta meridionale dell’isola, nei pressi del Canale di Bashi, che divide Taiwan dalle Filippine: un probabile messaggio agli Stati Uniti. Ieri la portaerei Usa USS Ronald Rreagan con le unità del suo gruppo di combattimento (inclusi l’incrociatore lanciamissili USS Shiloh e il cacciatorpediniere lanciamissili USS Halsey) hanno attraversato il passaggio marittimo per raggiungere il Mar Cinese Meridionale, di cui Pechino rivendica la sovranità quasi totale.
Analisti taiwanesi smorzano però il peso dell’evento osservando che la leadership cinese lancia queste operazioni per ammorbidire le frange più nazionaliste del regime.
Foto Ministero Difesa di Taiwan