Philippe Boulanger: Ukraine – Géostratégie d’une guerre moderne
Con il conflitto russo-ucraino si è materializzato in Europa lo spettro della guerra di logoramento. Un modello di guerra che sembrava superato e consegnato definitivamente ai manuali di storia.
Per decenni, l’evoluzione della dottrina militare ha enfatizzato i conflitti asimmetrici, l’impiego di forze speciali, l’utilizzo di tecnologie come i droni da ricognizione e da attacco, le armi a guida di precisione e la cyber-war, insieme all’adozione di bombardamenti massicci. Queste operazioni a basso impatto sul terreno, erano caratterizzate da una limitata presenza di boots on the ground.
Il teatro operativo ucraino ha radicalmente ribaltato questo modello. Le forze armate di entrambi i belligeranti hanno fatto ricorso a strategie e tattiche che sembravano appartenere al passato, combinandole in maniera ibrida con le tecnologie più avanzate.
L’impiego estensivo di artiglieria, la costruzione di complesse fortificazioni, di estese linee di trincee e la logorante lotta per il controllo di pochi chilometri quadrati di territorio hanno ridefinito la natura del conflitto, dimostrando come i fattori tradizionali della guerra di logoramento, possano coesistere e perdurare anche nell’era digitale.
Questo modello ibrido di conflitto, in cui le tattiche del passato si fondono con le tecnologie all’avanguardia, pone interrogativi cruciali sul futuro della strategia militare. Siamo di fronte a un’eccezione dettata dalle specifiche condizioni geografiche e politiche dell’Ucraina, oppure il ritorno alla guerra di posizione segna un cambio di paradigma nelle dinamiche di una guerra globale?
In questo scenario, con il suo nuovo libro, Ukraine. Géostratégie d’une guerre moderne, Philippe Boulanger, docente di Geografia alla Sorbona, ci offre uno strumento che consente di decifrare non solo i fatti di guerra, ma anche la loro dimensione politica, geografica e strategica più profonda, attraverso una lettura multidimensionale del conflitto in atto.
Il volume si compone di nove densi capitoli, oltre all’introduzione, ed è strutturato in tre parti, ciascuna dedicata a un aspetto specifico del conflitto.
Boulanger chiarisce preliminarmente che la sua analisi del conflitto russo-ucraino, su cui è già disponibile una vasta letteratura che ha trattato vari aspetti, dall’utilizzo degli armamenti all’approccio antropologico e giuridico, dall’analisi strategica e storica a quella del suo impatto sulle relazioni internazionali, adotta un approccio volto ad esaminare il conflitto da un’angolazione diversa, quella della “territorializzazione”, filtrata attraverso i grandi principi geostrategici. Perché il conflitto in Ucraina presenta una “dimensione geostrategica precisa”(p.5).
Ma cos’è la geostrategia? Secondo Boulanger, che definisce ambiti e confini della disciplina, la “géostratégie è l’analisi e la comprensione delle strategie degli attori militari su grandi spazi, a livello continentale o di uno Stato di grandi dimensioni”. A differenza della “géotactique, che si concentra sulle operazioni condotte sul terreno e della géopérationnelle, che si limita al teatro delle operazioni a livello regionale” (pp.5-6).
L’autore fa presente che il concetto di geostrategia non è affatto recente, ma è stato introdotto in dottrina dal generale piemontese Giacomo Durando* nel 1846, risultando pertanto antecedente al termine geopolitica, che risale all’inizio del secolo scorso. Durando, infatti, già distingueva un approccio tattico locale e un altro più strategico che riguardava ampi spazi, per pianificare, condurre e sfruttare le manovre militari.
La geostrategia si caratterizza, inoltre, per i suoi concetti e metodi peculiari, nonché per la sua attuazione pratica, che mette al centro dell’azione gli strumenti e la cultura della geografia militare. Pertanto, “la sua dimensione operativa è essenziale, come mostra l’analisi geostrategica della guerra in Ucraina” (p.6).
Nella prima parte della sua analisi, l’autore affronta i fondamenti geostrategici permanenti, il controllo degli spazi fisici e l’integrazione degli spazi immateriali.
L’Ucraina — il cui nome deriva da “krai”, che significa “confine”, “limite” —, con la sua vasta estensione territoriale di oltre 600.000 km2, costituisce una ”zona cuscinetto”, priva di solide barriere naturali, la cui posizione e morfologia del territorio hanno sempre rappresentato sia la sua vulnerabilità sia la sua importanza strategica (p.13).Questa profondità spaziale, che costituisce una “profondità strategica”, è un elemento centrale della geostrategia ucraina (ibid.)
Boulanger suddivide la vastità del territorio ucraino in quattro entità fisiche principali, lo scudo ucraino a nord-ovest; l’altopiano della Podolia e la cintura dei Carpazi a ovest; l’altopiano del Rift a est e la steppa pontica a sud. A ciò si aggiunge il Tchernozium, il fertile terreno nero, che copre larga parte del paese, la cui rilevanza agricola-alimentare costituisce un asset economico e rappresenta una valenza geostrategica.
Anche il fenomeno climatico della raspoutitsa – periodo in cui le strade diventano impraticabili a causa delle piogge autunnali e del disgelo primaverile – riveste una valenza strategica fondamentale. Come già dimostrato durante la Seconda guerra mondiale, quando questo fenomeno rallentò l’offensiva italo-tedesca e la controffensiva sovietica sul fronte orientale; e nuovamente con il fallimento iniziale dell’avanzata russa nel 2022.
Boulanger approfondisce successivamente il concetto di “centro di gravità”, teorizzato da Von Clausewitz e Jomini. Secondo Von Clausewitz, è il “nodo cruciale” dove si concentra la forza di un esercito. Jomini lo rappresenta come un “punto decisivo”, da controllare strategicamente (p.18).Più recentemente, le dottrine occidentali hanno associato al centro di gravità le “vulnerabilità critiche”, considerate un insieme di punti deboli che possono essere sfruttati strategicamente.
L’adozione del concetto di “centro di gravità” porta l’autore ad identificare due elementi strutturali del teatro ucraino: il bacino del fiume Dnipro e il Mar Nero. Il Dnipro, lungo 2.200 km, attraversa l’Ucraina da nord a sud costituendo sia un asse logistico sia una barriera naturale. Il Mar Nero, al contrario, è uno spazio strategico multidimensionale, vitale per l’export ucraino e teatro di scontri navali tra i due belligeranti. La sua rilevanza, sia economica sia militare, lo configura come un vero e proprio “santuario” per il controllo dell’area euroasiatica.
Gli obiettivi geostrategici dei russi nella fase iniziale del conflitto erano proprio quelli di penetrare in profondità e controllare i centri di gravità. Tuttavia, il piano russo è fallito, a causa della resistenza ucraina, basata su una strategia di difesa territoriale che sfruttava la geografia del paese, trasformando le città in bastioni e utilizzando la vastità del territorio, fiumi, foreste e paludi, per rallentare l’avanzata russa e colpire le linee logistiche vulnerabili. Ciò dimostra, secondo Boulanger, quanto la geografia rappresenti un fattore decisivo e come l’esercito russo abbia sottovalutato la complessità del territorio e la resilienza ucraina.
Infine, la prima parte si conclude con l’analisi della dottrina Multi-Domain Operations (MDOs), che costituisce un nuovo approccio operativo e strategico alla guerra moderna.
Il conflitto in Ucraina ha evidenziato l’importanza cruciale di integrare e sfruttare simultaneamente tutti gli ambienti di guerra: aria, terra, mare, spazio, cyberspazio e gli spazi immateriali dell’informazione ed elettromagnetico.
E se nell’ambito cibernetico, gli attacchi russi hanno avuto un impatto limitato, grazie alla preparazione ucraina e all’impiego di soluzioni alternative come la rete Starlink, nell’ambito elettromagnetico la Russia, invece, ha dominato, riuscendo a disturbare le comunicazioni e neutralizzare i droni, nonché a bloccare i sistemi di comando e controllo degli ucraini. Il conflitto in Ucraina ha evidenziato anche quanto i dati e l’AI siano diventati risorse geostrategiche.
Nella seconda parte del volume, viene affrontato il tema della “spazializzazione” e “territorializzazione” del conflitto, fattori che hanno determinato il ritorno a dinamiche di guerra di posizione, contrassegnato da offensive e controffensive.
La controffensiva ucraina nell’autunno 2022, culminata con la riconquista parziale di Kharkiv e Kherson. L’offensiva russa nell’inverno 2022-2023, che ha ottenuto solo successi tattici, come la conquista di Soledar e Bakhmut. La successiva controffensiva ucraina nell’estate 2023, che non è riuscita a sfondare le difese russe. La fase di “congelamento del fronte”, tra il 2023 e il 2024. Infine, nuova offensiva russa nel 2024, che ha portato alla conquista di Avdiïvka e all’apertura di un nuovo fronte nel settore di Kursk.
Proprio l’andamento di queste operazioni evidenzia la fondamentale rilevanza dei cosiddetti “spazi pivot”, ossia di zone geografiche che per la loro importanza strategica influenzano le dinamiche del conflitto. Questi spazi vengono esemplificati in tre tipologie: la linea del fronte, i bastioni naturali e i santuari.
La linea del fronte, una linea fortificata lunga quasi 1000 chilometri e profonda circa 30, che si è stabilizzata in una guerra di posizione, dove entrambi gli schieramenti hanno costruito fortificazioni difensive, chiamate rispettivamente “Linea Surovikin” e “Linea Zelensky”, con trincee, fossati anticarro e campi minati.
I bastioni strategici naturali, costituiti essenzialmente dal fiume Dnipro, che ha svolto la funzione sia di ostacolo naturale sia di arteria strategica, condizionando le manovre militari. Le foreste del nord, utilizzate dall’esercito ucraino come zone di protezione e come basi logistiche per condurre azioni di guerriglia.
Infine i “santuari”, spazi di vitale interesse per i belligeranti. Il Donbass è un santuario geostrategico per la Russia, mentre per l’Ucraina lo è il Mar Nero.
La terza parte del saggio prende in esame i “nodi geostrategici”, ovvero i punti in cui convergono risorse materiali e immateriali, “centri di gravità locali”, il cui controllo è fondamentale per la vittoria.
Si tratta di infrastrutture critiche, essenziali per la mobilità militare e il trasporto delle risorse, come strade, ferrovie, porti e aeroporti. Le stesse città ucraine, in particolare Kiev – che era l’obiettivo primario dei russi per far crollare il governo Zelensky –, Kharkiv, Kherson e Mariupol rappresentano importanti nodi geostrategici.
Un ulteriore nodo geostrategico essenziale per entrambi i belligeranti è costituito dalle risorse energetiche, gas, carbone, uranio, ferro, terre rare, di cui è ricco il territorio dell’Ucraina.
L’analisi geostrategica viene estesa agli spazi immateriali, cruciali nella guerra moderna. Come l’infosfera e il cyberspazio. Che sono diventati campi di battaglia chiave, condizionando le operazioni militari e la stessa narrazione dei conflitti. L’impiego sistematico della manipolazione delle informazioni e della disinformazione rappresenta, parafrasando Von Clausewitz, una prosecuzione della guerra con altri mezzi. La dottrina russa della information war viene integrata con le strategie militari convenzionali, adottando la pratica della Maskirovka (mascheramento), che include sofisticati metodi di inganno risalenti all’era sovietica.
I media statali russi, come Russia Today e Sputnik, fungono da nodi strategici per promuovere una narrazione russa e creare destabilizzazione cognitiva nel campo avversario. In risposta, l’Ucraina ha sviluppato una forte contro-narrazione, utilizzando i social media e le capacità mediatiche del presidente Zelensky. Anche attori non statali, come il collettivo internazionale Bellingcat, svolgono un ruolo nella controinformazione. Oltre all’infosfera, il cyberspazio rappresenta oggi un vero e proprio “teatro operativo”, suddiviso in tre livelli, software, infrastrutture digitali e cognitività.
Nella parte finale del volume, Boulanger si limita a fotografare lo stato attuale del conflitto. La Russia continua ad avanzare concentrandosi sulla profondità strategica e sul controllo dei territori chiave, in particolare nel Donbass. L’Ucraina mantiene la sua strategia difensiva e diplomatica, facendo affidamento sulla resilienza interna e sul sostegno occidentale. Tuttavia, Boulanger ritiene che tre eventi geopolitici accaduti nel marzo 2025 possano modificare le future dinamiche del conflitto: la sospensione degli aiuti militari statunitensi, una proposta di tregua condizionata avanzata da Zelensky e mirata a negoziare accordi di sicurezza con gli Stati Uniti e l’UE, il piano di riarmo europeo.
Il saggio si conclude con la domanda cruciale su che tipo di pace si potrà conseguire nel 2025, in un contesto geopolitico contrassegnato da una crescente instabilità dell’ordine mondiale.
Il lavoro di Boulanger rappresenta un contributo imprescindibile per analizzare e comprendere il conflitto in Ucraina attraverso il prisma della geostrategia. La sua analisi multidimensionale, che combina dimensioni fisiche e immateriali, la sua abilità e capacità nel coniugare rigore accademico e attualità, rendono questo libro una lettura obbligata per ricercatori e analisti, ma anche per chiunque voglia approfondire i meccanismi di un conflitto moderno, nel quale spazio, tecnologia e informazione sono indissolubilmente interconnessi.
* Giacomo Durando, Della nazionalità italiana. Saggio politico-militare, Losanna, S. Bonamici e Compagni Tipografi-Editori, 1846, 449 pp. Sulla figura e sul pensiero di Giacomo Durando, vedi , tra gli altri, Ferruccio Botti, “Il concetto di geostrategia e la sua applicazione alla nazionalità italiana nelle teorie del generale Giacomo Durando (1846), Informazioni della Difesa, 3, maggio-giugno 1994, pp. 51-62; Carlo Jean, Manuale di geopolitica, Roma/Bari, Laterza, 2002, p.251; Mario Losano, La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla decolonizzazione, Milano, Bruno Mondadori, 2011 pp. 120-130; id., “Alle origini della geopolitica italiana. Il generale Giacomo Durando (1807-1894) dal reggimento da Rainha al Risorgimento Italiano”, Estudos italianos em Portugal, n.s., 2011, pp.47-64.
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