Se la NATO si allarga ancora l’obiettivo è l’escalation con Mosca
L’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia sembra essere ormai in dirittura d’arrivo con i governi socialdemocratici delle due nazioni scandinave che da oltre due mesi marciano di pari passo verso l’adesione all’Alleanza Atlantica. Ieri il presidente finlandese, Sauli Niinisto, ha chiamato direttamente Vladimir Putin per comunicargli che Helsinki ha avanzato una richiesta formale alla Nato che si appresta a rispondere a stretto giro di posta,.
Un’adesione che, richiedendo formalmente il via libera all’unanimità di tutti gli stati membri, verrà anticipata da ampie garanzie britanniche offerte a Stoccolma ed Helsinki assicurate dal premier Boris Johnson che ha ratificato “dichiarazioni di assistenza” in caso di attacchi o minacce provenienti dalla Russia.
“Nell’eventualità di un disastro, di un attacco a uno dei nostri Paesi, ciascuno interverrebbe per dare assistenza all’altro, assistenza militare inclusa” ha detto Johnson chiarendo che l’accordo trilaterale è indipendente dall’adesione alla NATO di Svezia e Finlandia.
Il presidente finlandese Sauli Niinistoe (nella foto a sinistra con il premier Sanna Marin) ha smorzato i toni del confronto con Mosca affermando che l’adesione alla NATO non sarà “contro” nessuno ma il ministro per gli Affari europei, il finnico Tytti Tuppurainen, ha dichiarato apertamente che “abbiamo visto che tipo di Paese è la Russia e che tipo di regime ha: il suo leader è un dittatore spietato” e “non ci facciamo più illusioni su quello che sta facendo e sappiamo che può condurre una guerra che è quanto di più spregevole, spietato e brutale si possa immaginare”.
La presenza svedese e finlandese è data per scontata al vertice NATO di Madrid in giugno e il segretario generale Jens Stoltenberg, ha dichiarato che accoglierà i nuovi membri “a braccia aperte” a conferma delle voci dio una rapida adesione alla NATO che secondo akcuni sondaggi godrebbe del consenso di tre finlandesi su 4 e di circa la metà degli svedesi.
La guerra in Ucraina “avviata dalla Russia mette a rischio la sicurezza e la stabilità dell’intera Europa” e per la Finlandia “il comportamento imprevedibile della Russia è una minaccia imminente” ha detto il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto, aggiungendo che Mosca è “preparata a condurre operazioni che sono ad alto rischio per la stessa Russia, cosa che provocherebbe molte perdite anche per noi”.
Circa ”le minacce alla sicurezza della Finlandia che potrebbero emergere, non ci aspettiamo nulla in particolare, ma siamo pronti a tutto. Siamo pronti ad affrontare minacce da terra, aria e mare. Ovviamente, consideriamo con grande attenzione anche tutti gli strumenti ibridi e cibernetici che potrebbero essere utilizzati contro di noi. Chiediamo il sostegno dell’Ue e degli Stati membri per affrontare queste minacce”, ha detto ieri Haavisto, alla commissione Affari esteri (Afet) del Parlamento Ue.
Ieri è stato presentato al Parlamento svedese un report relativo alle conseguenze dell’ingresso nella NATO a supporto della decisione che il premier Magdalena Andersson (nella foto a lato) e il suo governo dovranno assumere.
L’adesione comporta vantaggi in termini di sicurezza collettiva ma il report elenca le possibili contromisure e rappresaglie russe come attacchi cyber e ibridi e provocazioni lungo i confini marittimi e lo spazio aereo.
Il rapporto afferma che la guerra della Russia in Ucraina limita le possibilità di attacchi ad altri Paesi, ma che la Russia ha ancora la capacità di adottare un numero limitato di misure ostili contro paesi come la Svezia.
La Russia in allarme
Putin ha detto al presidente finlandese che abbandonare dopo decenni la neutralità militare di Helsinki “è un grave errore” e costituisce per la Russia una minaccia che non potrà rimanere senza risposta.
“E’ chiaro che questo cambiamento non può rimanere senza una reazione politica, nonché senza un’analisi molto approfondita delle conseguenze della nuova configurazione di forze che potrebbe formarsi a seguito del prossimo ampliamento dell’alleanza” ha detto ieri il vice ministro degli Esteri russo Alexander “È chiaro che la decisione non sarà presa sulle emozioni, sarà un’analisi approfondita e verificata di tutti i fattori che influenzano la situazione della sicurezza in questa regione” ha aggiunto precisando che “la Russia non ha intenzioni ostili in relazione alla Finlandia e alla Svezia”.
Il 12 maggio il portavoce del Cremlino Dmytri Peskov ha commentato che l’ingresso della Finlandia nella Nato rappresenta ”sicuramente” una minaccia per la Russia e non aiuterà la stabilità e la sicurezza dell’Europa. La Russia, ha detto il Cremlino, “è pronta a dare la risposta più decisiva a chiunque cerchi di farsi coinvolgere in Ucraina e ostacolare l’operazione militare speciale”. Tutti, ha aggiunto il Cremlino, vogliono evitare uno scontro diretto tra la Russia e la Nato.
“L’Occidente ha collettivamente dichiarato una guerra ibrida totale contro di noi ed è difficile prevedere quanto durerà, ma è chiaro che tutti, senza eccezioni, ne subiranno le conseguenze”, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (nella foto sopra).
“Abbiamo fatto del nostro meglio per evitare uno scontro diretto, ma se ci hanno sfidato, ovviamente accettiamo la sfida”, ha aggiunto. “Siamo abituati alle sanzioni, esistono da sempre, in un modo o nell’altro”, ha detto Lavrov, che si è detto sorpreso da quella che ha definito “un’esplosione di russofobia completamente becera”.
Secondo quando annunciato ieri dalla Rao Nordic – di proprietà della società russa InterRao – da domani l’azienda sospenderà la fornitura di elettricità alla Finlandia che ha fatto sapere di poterla compensare grazie anche a importazioni aggiuntive da Svezia e Norvegia.
L’Europa entusiasta
La rinuncia di Helsinki e Stoccolma alla neutralità, pur se vicina all’Occidente, mantenuta per tutta la Guerra fredda e negli ultimi 30 anni, caldeggiata da tempo da Stati Uniti e Gran Bretagna, ha suscitato entusiastiche approvazioni anche in Europa.
A Kiev il presidente Volodymyr Zelenski vede con favore l’ampliamento del fronte ostile a Mosca. “Accogliamo con la favore che la Finlandia sia pronta a presentare domanda per entrare nella NATO” ha scritto su Twitter riferendo di avere avuto un colloquio telefonico con il presidente della Finlandia Sauli Niinistö, aggiungendo che ”abbiamo anche parlato dell’integrazione europea dell’Ucraina e della collaborazione tra Kiev e Helsinki nell’ambito della difesa”.
Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino, ha scritto su Twitter senza nascondere il suo entusiasmo che “il mondo è stanco della Russia e non gli importano più le minacce di Mosca. I confini della Nato arriveranno fino alla periferia di San Pietroburgo”.
“L’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato rafforzerà la democrazia. Il Patto atlantico è un’alleanza difensiva e la Germania appoggia l’ingresso dei due Paesi scandinavi nell’intesa” ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock al vertice del G7 a Weissenhaus, nello Schleswig-Holstein. La Baerbock ritiene che ogni Paese democratico deve essere “lieto” dell’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO.
Il presidente rumeno Klaus Iohannis ha “accolto con favore la dichiarazione congiunta del presidente finlandese Sauli Niinisto e del primo ministro Marin Sanna sull’adesione della Finlandia alla Nato” mentre il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki parla “una grande notizia per la sicurezza della Polonia e dell’Europa auspicando l’ingresso della Finlandia nella Nato “il più velocemente possibile”.
Il 18 maggio la premier finlandese Sanna Mari incontrerà a Roma il presidente del Consiglio Mario Draghi ma la posizione dell’Italia a sostegno dell’ingresso della NATO di Svezia e Finlandia è già ben nota ed è stata ribadita dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Siamo ben lieti di accoglierli nell’Alleanza, un’Alleanza che ha garantito la pace per decenni”, ha detto il ministro a margine del G7 in Germania.
“La Nato alla fine è un’unione di democrazie, è’ scritto nel trattato di Washington. E la Finlandia è una democrazia consolidata”, ha osservato il ministro degli Esteri di Madrid Jose’ Manuel Albares. ”
Il presidente Biden ha chiamato il premier svedese e il presidente finlandese esprimendo “il suo sostegno alla politica della porta aperta della Nato e al diritto di Finlandia e Svezia di decidere il proprio futuro, la propria politica estera e le proprie disposizioni in materia di sicurezza”.
Il no di Ankara
Per ora l’unica voce contraria in ambito NATO è quella di Ankara. Recep Tayyip Erdogan fa sapere di non avere una “opinione positiva” perchè, “non vuole che si ripeta lo stesso errore commesso con l’adesione della Grecia” con cui la Turchia ha aperto i contenziosi a Cipro e nell’Egeo.
Inoltre “i Paesi scandinavi danno ospitalità alle organizzazioni terroristiche”, ha ricordato Erdogan citando direttamente il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, in guerra da decenni contro lo stato turco. L’impressione è che Erdogan punti a ottenere contropartite politiche in cambio del suo via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, indispensabile in quanto richiesta l’unanimità degli stati membri.
Del resto gli Stati Uniti sono già all’opera per evitare il veto di Ankara e l’amministrazione Biden sta “lavorando per chiarire” la posizione turca ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki.
A Berlino, a margine della riunione informale della NATO, ci sarà anche un incontro tra il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu e il ministro degli Esteri svedese Ann Linde. Lo ha reso noto la stessa responsabile della diplomazia di Stoccolma, dopo che anche il suo collega di Helsinki Pekka Haavisto aveva anticipato un faccia a faccia con Cavusoglu.
La Turchia sembra essere per ora l’unica ad aver compreso come l’ampliamento a nord della NATO aumenti i rischi di tensioni con Mosca, non fosse altro che per i 1.340 chilometri di confine tra Finlandia e Russia destinati a diventare presto una nuova Cortina di Ferro che si aggiunge a quella che già corre tra il Baltico e il Mar Nero.
A differenza di molte nazioni europee, la Turchia attribuisce priorità politica e strategica agli interessi nazionali, ha un governo composto da ministri e staff di grande esperienza, competenza e preparazione che hanno saputo tenere testa su molti dossier anche alle pressioni esercitate dagli Stati Uniti e hanno maturato una lunga esperienza di negoziati anche serrati con la Russia.
Mosca e Ankara negli ultimi anni hanno rivaleggiato trovando però intese strategiche “di spartizione” in Libia, Siria e nel confronto tra Armenia e Azerbaigian senza dimenticare che proprio la Turchia sembrava a fine marzo in condizioni di poter mediare una trattativa tra Ucraina e Russia.
Valutazioni
In Europa e in Italia il tema dell’ulteriore ampliamento della NATO non ha determinato il dibattito su contenuti e conseguenze che invece la portata dell’evento avrebbe meritato e dovuto imporre.
Se teniamo conto che l’intervento militare russo in Ucraina è stato determinato da valutazioni strategiche in cui Mosca ha a lungo lamentato la minaccia costituita proprio dall’ampliamento della NATO, appare evidente che un ulteriore allargamento lungo i confini della Federazione Russa non potrà far altro che aumentare la percezione russa della minaccia posta dalla NATO.
Del resto il confine finnico, domani presidiato potenzialmente da truppe e armi statunitensi, si trova a 150 chilometri da San Pietroburgo e per comprendere le valutazioni russe in proposito è sufficiente chiedersi come reagirebbero gli Stati Uniti se vi fossero forze militari russe a 150 chilometri da New York.
Certo è comprensibile che la guerra in Ucraina abbia ingigantito le preoccupazioni svedesi e finlandesi accentuando la volontà di ottenere una “copertura” che includa anche un ombrello nucleare.
Al tempo stesso attuare oggi l’adesione dei due stati scandinavi appare senza dubbio una provocazione nei confronti di Mosca che innescherà inevitabilmente un’escalation della crisi, anche tenendo conto che non vi sono state intimidazioni militari russe nei confronti di Helsinki e Stoccolma, né avrebbe senso prevederne considerate le impegnative sfide che i russi stanno affrontando sui campi di battaglia in Ucraina.
Appare inoltre discutibile la motivazione che stati democratici scelgono liberamente di entrare nell’Alleanza Atlantica, enunciata da molti osservatori anche rispetto alla pretesa adesione alla NATO da parte dell’Ucraina, dal momento che l’articolo 10 del Trattato Atlantico dice chiaramente che:
“Le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni Stato così invitato può divenire parte del Trattato depositando il proprio strumento di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America. Il governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascuna delle parti del deposito di ogni strumento di adesione”.
A norma di trattato quindi sono gli stati membri a invitarne altri ad aderire, qualora l’alleanza ne constati all’unanimità la convenienza: ma attuare oggi un ulteriore ampliamento dell’Alleanza Atlantica conviene agli interessi dell’Italia e dell’Europa?
“Mi auguro che fino a che gli equilibri nell’area del Nord Atlantico non si saranno ristabiliti, né la Finlandia né la Svezia né nessun altro entrino a far parte dell’Alleanza” ha detto ieri all’Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e Consigliere militare del presidente del Consiglio con i premier D’Alema, Amato e Berlusconi.
“Questo auspicio è confortato da quello che stabilisce la norma per le nuove adesioni che – spiega – se interpretata nell’unico modo possibile, non lascia alcuna flessibilità per poter dare luce verde ai nuovi Paesi e infatti prevede che l’integrazione con nuovi paesi ‘comporti una maggiore sicurezza dell’area del nord Atlantico’ ed è quindi molto arduo, se non impossibile, dimostrare che l’ingresso di Svezia e Finlandia oggi non comporti esattamente il contrario. Mi auguro che questo concetto sia il concetto fondante quando ci sarà la discussione parlamentare, sempre ammesso che ci si arrivi” ha aggiunto Tricarico.
Europa al bivio
Le opzioni sul tavolo sono solo due.
Se l’obiettivo della NATO o almeno dei suoi partner europei è la de-escalation con la Russia con l’intento di fermare il conflitto in Ucraina e avviare trattative di pace, allora l’adesione di Finlandia e Svezia dovrebbe venire riconsiderata o quanto meno posticipata.
In quest’ottica Stoccolma ed Helsinki potrebbero venire “compensate”, almeno temporaneamente, da un rafforzamento della cooperazione già esistente con l’Alleanza Atlantica e dall’intesa strategica con Londra in grado di assicurare una deterrenza nucleare credibile in caso di improbabile attacco russo.
Alla luce delle reiterate lamentele di Mosca per l’ampliamento della NATO ai suoi confini il “congelamento” dell’adesione di Finlandia e Svezia e la rinuncia a quella dell’Ucraina potrebbero costituire una valida moneta di scambio su cui imbastire negoziati ad ampio spettro con la Russia che puntino a disegnare una nuova cornice di sicurezza, accettabile per tutti, ai confini orientali dell’Europa e non solo a far cessare le ostilità in Ucraina.
Se, al contrario, gli europei condividono con convinzione o quanto meno accettano supinamente la linea tracciata dagli anglo-americani tesa ad attuare un’escalation che logori e indebolisca nel lungo periodo la Russia, allora l’adesione immediata di Svezia e Finlandia è la strada più idonea per aggravare ulteriormente la guerra e favorirne l’ampliamento, con tutte le potenziali incognite del caso.
I russi subirebbero certo un ulteriore logoramento militare, costretti da domani anche a presidiare una lunga frontiera divenuta ostile e prevedendo anche una serie di strumenti di deterrenza nucleare.
Putin subirebbe certo una sconfitta poiché “l’operazione speciale” in Ucraina che aveva lo scopo di costituire un “cuscinetto” tra la NATO e i confini russi avrebbe invece determinato un rafforzamento ed una estensione della minaccia occidentale a ridosso della Federazione.
Al tempo stesso però il Cremlino incasserebbe, anche in termini di consenso interno, la conferma che Putin aveva visto giusto nell’accusare USA e NATO di minacciare la sicurezza della Russia. Una percezione che rafforzerebbe patriottismo e nazionalismo tra i russi e obbligherebbe Mosca a tenere aperte tutte le opzioni militari.
I governi europei sono chiamati quindi a esprimersi chiaramente e consapevolmente scegliendo una delle due strade, assumendosene la piena responsabilità.
Foto: NATO, Reuters, Governo Finlandese, Governo Svedese, TASS, HPCigar e EPA