Si allarga la cooperazione tra Cina e Tagikistan per controllare il confine afghano
La Cina sta costruendo basi militari e punti di osservazione alla frontiera tra Tagikistan e Afghanistan per prevenire eventuali infiltrazioni di miliziani islamisti dal Corridoio di Wakhan, nella provincia afghana del Badakhshan.
La striscia di territorio afghano si insinua tra i confini con Pakistan, Tagikistan e Cina, è lunga 260 chilometri, larga tra i 12 e i 60 chilometri e culmina con il confine cino-afghano per un’estensione di circa 80 chilometri.
I cinesi già da tempo cooperano con il Tagikistan sul fronte della sicurezza anche con l’addestramento di forze tagike.
Secondo quanto riferito da Vladimir Rozanskij dell’agenzia di stampa Asianews “ i militari cinesi sono posizionati con ogni probabilità vicino a un vecchio avamposto sovietico dove in realtà sono presenti già da qualche anno, per monitorare questa zona montuosa strategica. Sono state elevate torri d’osservazione e altre strutture difensive. Il governo cinese e quello tagiko negano la presenza del contingente di Pechino, ma i corrispondenti locali di Radio Azattyk hanno mostrato alcune foto del complesso in forte sviluppo negli ultimi mesi.
Dalle conversazioni con diversi esponenti passati e presenti delle strutture di potere in Tagikistan e Afghanistan, e con gli abitanti della zona, i giornalisti e gli analisti di Azattyk hanno fatto una stima della forza militare cinese. Il totale dei soldati di Pechino cresce a dismisura con la giustificazione della garanzia della sicurezza nella regione”.
La prima preoccupazione di Pechino rimane il controllo dei combattenti uiguri in Afghanistan, che vengono accusati di tentati attacchi nello Xinjiang. Intervistato da Azattyk, Haiyun Ma, docente dell’università Usa di Frostburg, nota che “la situazione in Afghanistan è piuttosto scivolosa per i cinesi, visti i rapporti tra i talebani e i terroristi uiguri, eppure Pechino deve cercare di collaborare con il regime di Kabul”.
Il report di Asianews rivela che “gli abitanti del versante tagiko del Corridoio di Wakhan raccontano di droni che sorvolano continuamente la zona e di strumenti di sorveglianza sparsi sul territorio”. Due intervistati sotto anonimato hanno affermato di aver visto più volte presente nelle postazioni militari, prima della vittoria dei talebani, personale cinese insieme a tagiki e afghani: si scambiavano informazioni su entrambi i lati della frontiera. Ora questo equilibrio si è rotto, come conferma un’altra fonte anonima del governo di Dušanbe”.
A quanto sembra, a differenza dell’esercito afghano fedele al precedente governo di Kabul, i talebani non partecipano ai meeting con i militari cinesi e tagiki (nella foto sopra) che si tengono sul confine in media ogni due mesi.
“Basandosi su fonti militari afghane e tagike – continua il report – a inizio ottobre Azattyk ha scritto che i talebani hanno cacciato gli estremisti uiguri del Partito Islamico del Turkestan, nemici giurati di Pechino. Essi erano già attivi nell’Afghanistan talebano degli anni ’90, e i rapporti da allora non si sono mai interrotti. L’allontanamento dalle zone più calde non comporta, del resto, la loro consegna ai cinesi, e un’eccessiva pressione in questo senso potrebbe avere conseguenze disastrose, portando gli uiguri a saldarsi con i miliziani dello Stato Islamico” presente soprattutto nella provincia orientale afghana di Nangharar.
Il corridoio di Wakhan, stretto tra Tagikistan e Pakistan fino ai confini cinesi, è nevralgico per i futuri rapporti militari ed economici tra Cina e Afghanistan e Pechino è interessata a bonificarlo, presidiarlo e utilizzarlo come punto privilegiato di accesso delle merci cinesi e transito della nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative).
Nell’area sono preseti anche forze militari russe (nella foto sopra) attive in Tagikistan con circa 7mila uomini basati intorno alla capitale Dušanbe e lungo il confine afghano.
TASS e governo cinese