Sicurezza Nazionale USA a rischio: servono subito leader innovatori e investimenti
Gli Stati Uniti non sono preparati a difendersi dalle minacce dell’intelligenza artificiale (AI) e, se non agiranno rapidamente, entro i prossimi dieci anni probabilmente perderanno la loro posizione di leadership a favore della Cina.
In generale gli USA potrebbero diventare più vulnerabili ad un ampio spettro di minacce derivante dalle nuove capacità che la AI mette a disposizione dei suoi avversari.
Queste, in estrema sintesi, le secche conclusioni della National Security Commission on Artificial Intelligence (NSCAI), organismo indipendente costituito nel 2018 dal Senato americano e incaricato di sviluppare strategie per promuovere lo sviluppo della AI per scopi di sicurezza e difesa nazionale degli Stati Uniti.
Un super comitato, composto da 15 esperti del settore (provenienti da Google, Oracle, Microsoft, Amazon, università, ecc.) e presieduto da Eric Schmidt, ex presidente esecutivo di Alphabet (sinonimo di Google, presente a Wall Street).
Sono serviti due anni di lavoro e 756 pagine (il report è stato pubblicato lo scorso 1° marzo), per mettere a fuoco opportunità, criticità, best practice, suggerimenti e nette prese di posizione.
A questo proposito, merita particolare attenzione il passaggio in cui viene espresso il “rifiuto di vietare le armi basate sull’intelligenza artificiale”, un tema etico delicatissimo su cui si è espresso recentemente, e in maniera opposta, il Parlamento Europeo. “Non è né fattibile né attualmente nell’interesse degli Stati Uniti perseguire un divieto globale di sistemi d’arma autonomi e abilitati dalla AI” visto che i competitor USA sono già in possesso di smart weapons.
Tra le tante raccomandazioni, ne abbiamo selezionate quattro che auspichiamo possano divenire rapidamente un argomento di confronto e dibattito a livello nazionale ed europeo:
1) Creare nell’immediato una Digital Service Academy, che selezioni, recluti e sviluppi talenti tecnologici con lo stesso metodo applicato per gli ufficiali militari.
2) Dare la priorità al rilancio della produzione interna di chip per computer la maggior parte dei quali ora sono realizzati da produttori asiatici.
3) Modernizzare il modo in cui i programmi ed i bilanci della Difesa sviluppano, integrano e impiegano le tecnologie innovative a sostegno della sicurezza nazionale; in altri termini è mandatario “accelerare l’adozione delle tecnologie digitali esistenti”.
Il Dipartimento della Difesa dovrebbe impegnarsi a costruire budget che investano, in scienza e tecnologia, almeno il 3,5% di quello annuale della difesa e a stanziare almeno 8 miliardi di dollari per la ricerca e lo sviluppo di “core AI”.
4) Per competere con la Cina, gli Stati Uniti devono stimolare anche gli investimenti industriali nel settore della AI. Il report parla di almeno 40 miliardi di dollari…
I fattori di vantaggio militare sono mutati: alla dimensione della forza, della qualità e della tipologia degli armamenti, si affiancano ora nuove capacità come la raccolta di dati e la loro trasformazione in conoscenza, la connettività, la potenza di calcolo, gli algoritmi proprietari di Artificial Intelligence, tool di cyber security prodotti dalle industrie nazionali, ecc.
Molti decisori pubblici non hanno ancora colto appieno la portata dell’impatto delle tecnologie di intelligenza artificiale su economia, sicurezza, benessere e prosperità nazionale.
Se da un lato è innegabile che “rimane ancora molto da capire”, dall’altro è indispensabile metabolizzare che la decisione di accelerare la innovazione sulla AI debba essere comunque presa ora.
Una delle più famose citazioni di Henry Kissinger appare nelle prime righe del report NSCAI: “Quando il nostro campo di azione è maggiore, la conoscenza su cui basare questa azione è sempre minima. Quando la tua conoscenza è maggiore, lo spazio per l’azione è spesso scomparso”.