SPECIALE CULTURA: IL RUOLO DEI MUSEI STORICI E DELLE RACCOLTE MILITARI PRIVATE IN ITALIA ESPERIENZE E PROSPETTIVE FUTURE
Di Gerardo Severino*
ROMA (nostro servizio particolare). Il museo, per antonomasia, è inteso come il luogo di raccolta, sia pubblico che privato, di oggetti e manufatti di vario genere e composizione, relativi a uno o più settori della cultura, generalmente riconducibili, per tradizione e convenzione, principalmente al mondo dell’arte, della scienza e della tecnica: vere e proprie macroaree ove è possibile incontrare, di fatto, la stessa storia dell’umanità.
Il museo, nella sostanza dei fatti, è una vera e propria “Istituzione”, generalmente permanente e senza scopo di lucro (a parte, talvolta, il guadagno necessario per la propria sopravvivenza), completamente al servizio della società. In esso si conserva, si effettuano ricerche e si studia il patrimonio materiale e immateriale che vi è esposto.
Aperto al pubblico, quindi accessibile a tutti è e sarà per sempre “Testimone dell’uomo e del tempo”, garantendo, grazie alla propria funzione educatrice, un’importante sostegno alla Società, così come alla cosidetta “Cultura della Memoria”.
In tale direzione ci viene da pensare, ad esempio, ai Musei Militari, sia pubblici che privati, Enti non sempre apprezzati dal pubblico, nonostante siano scrigni di ricordi, di vicende storiche nazionali, ma anche di vere e proprie opere d’arte.
E sono proprio loro, i Musei Militari privati, spesso gioia e delizia di migliaia di visitatori, a soffrire i “mali del nostro tempo”, a penare molto spesso per via di quella irriconoscenza nazionale che, sfortunatamente, proibisce agli Enti culturali Istituzionali di guardare loro non solo come “Aziende private”, bensì come dei veri luoghi di cultura: luoghi ove la storia si materializza, rivive e, soprattutto, insegna!
Alla loro valenza e importanza dedicheremo, da oggi in avanti, una serie di contributi, con i quali cercheremo di farli conoscere e soprattutto apprezzare meglio anche dai numerosi lettori di Report Difesa.
Musei e raccolte private nel Mondo e in Italia
In generale, quello dei Musei e delle Raccolte private è un fenomeno socio-culturale, e per certi versi anche economico, il quale, soprattutto a partire dagli ultimi decenni del XX secolo si è massicciamente imposto sullo scenario globale. Non solo, ma, almeno riguardo a quelli che operano nel mondo dell’arte contemporanea, occorre aggiungere che abbiamo assistito al proliferare di un copioso paesaggio di Istituzioni di grande successo, generalmente messe in piedi da appassionati collezionisti, spesso riuniti in Società e persino in Aziende economiche.
Si tratta, in buona sostanza, di Musei e Raccolte intimamente legati al gusto e alla visione artistica del proprio fondatore/mecenate, tanto da essere molto spesso tacciati dai critici col titolo di “sepolcri per trofei”, per non parlare, talvolta, delle pesanti accuse di essere sorti quali espedienti per sottrarsi al fisco, o peggio dall’accusa molto più infamante di ricettazione.
I “malpensanti”, purtroppo numerosi anche in Italia, si sono spesso fatti le seguenti domande: Perché i collezionisti scelgono di avere spazi propri invece di donare opere alle istituzioni locali?, Come si finanziano realmente?, I Musei privati sono solo sfoggio di vanità personali o progetti genuinamente filantropici? e così via.
Ebbene, le risposte le possono dare solo le cifre dei visitatori, generalmente più numerosi rispetto ai tanti Musei pubblici.
Molto diversa è, invece, la situazione nel resto del Mondo, ove i Musei e le Raccolte private operano egregiamente, al pari delle Istituzioni pubbliche, molto spesso tutelate dai singoli Stati, sia sul piano etico che su quello materiale.
Il concetto è ovviamente riferito anche ai Musei e alle Raccolte private a soggetto militare, settore che, a differenza di quanto accade in Europa e in altre parti del Mondo, è molto più florido proprio in Italia, grazie all’iniziativa di centinaia di appassionati, collezionisti e studiosi, desiderosi di condividere con il pubblico non solo i risultati delle proprie fatiche e, molto spesso, dei propri risparmi, ma anche la soddisfazione di aver sottratto dall’oblio e dall’incuria del tempo sia autentiche opere d’arte, sia testimonianze concrete di un passato militare che è parte integrante delle vicende del nostro Popolo.
Ebbene, nonostante ciò, i Musei e le Raccolte militari private in Italia non godono, salvo rare e significative eccezioni, i “favori” della. “Pubblica Amministrazione”, molto spesso affannata a concedere sussidi, prebende e attenzioni varie agli organizzatori di sagre popolari, o cose simili.
In verità, il nocciolo della questione non è poi solo quello della gestione privatistica di tali luoghi di cultura, quanto, piuttosto, proprio al genere trattato, il quale, diciamocelo con sincerità, non ha mai interessato più di tanto, nemmeno i Ministeri interessati, fatte salve alcune coraggiose iniziative, delle quali tratteremo a breve.
Musei militari pubblici e privati in Italia
Ebbene, il 15 luglio del 2021, al Collegio Romano, a 20 anni esatti dal varo della coraggiosissima legge 7 marzo 2001, n. 78, che ebbe per titolo “Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale”, fu sottoscritto, dall’allora ministro della Cultura, Dario Franceschini e dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il “Protocollo per la valorizzazione e la promozione del patrimonio museale militare italiano” che fece seguito ad un primo tentativo che risaliva al 6 luglio 2016.
Ciò avveniva, peraltro, ad un secolo esatto dalla deposizione del “Milite Ignoto” nel sacello dell’Altare della Patria, di fatto il più importante Museo Militare del nostro Paese.
Fu, quello del 2021, un “Protocollo” di grande importanza -bisogna ammetterlo – soprattutto per la preservazione e per la diffusione dell’immenso patrimonio museale militare italiano.
Esso rispondeva e risponde, prima di tutto, ad un preciso Dovere, non solo nei riguardi del Mondo militare, ma di tutti i cittadini italiani, i quali dovrebbero sentirsi “Depositari” di una grandissima ricchezza, quella rappresentata dai valori e dalle tradizioni incarnate nella storia delle stesse Forze Armate e dei Corpi di Polizia: una storia che deve essere difesa e tramandata soprattutto alle nuove generazioni.
Al “Protocollo” sono collegate varie e importanti iniziative, prima fra tutte l’aver affidato alla Società “Difesa Servizi S.p.A..” la gestione di alcuni importanti Musei Militari italiani, i quali, per quanto poco conosciuti al grosso pubblico, rappresentano comunque una realtà ampiamente diffusa sul territorio nazionale, tanto da programmarne l’inserimento a pieno titolo nell’ambito del “Sistema Museale Nazionale”.
Il “Protocollo” del 2021 se, da un lato, ha smosso la polvere sull’annosa vicenda dei Musei Militari pubblici, non ha certo risolto quella relativa ai Musei e Raccolte Militari privati, un settore praticamente abbandonato a sé stesso e per nulla tutelato, almeno per la quota parte relativa all’importanza in ambito culturale.
Ebbene, fatti salvi alcuni, pochi accordi stilati con questa o quell’Amministrazione Provinciale, con questo o quel Comune, molti dei Musei e delle Raccolte Militari private sono costretti a fare i conti solo con sé stessi, spesso alla mercé di Sindaci che li combattono, di Partiti politici che “odiano le guerre” (come se ci fossero altri che le amano!) e che per questo non hanno piacere acché le scolaresche li visitino, e così via.
Eppure, a centinaia sparsi su tutto il territorio nazionale, i Musei Storici Militari privati svolgono anche loro un compito incredibilmente utile al Paese.
Essi – lo ricordiamo a noi stessi – sono sorti per iniziativa di collezionisti e amanti della storia militare, di uomini e donne che anziché sperperare i propri soldi in altro genere di svaghi hanno faticosamente messo in piedi raccolte di tutto rispetto, creando molto spesso percorsi museali di grande bellezza, ma anche di grande professionalità, tali da fare spesso invidia ai tanti Direttori di Musei civili, molto spesso fatti venire dall’estero e pagati profumatamente.
Non c’è cosa migliore di un collezionista che mette a disposizione la propria raccolta per farla ammirare agli atri, anche se purtroppo incorrendo nei tanti rischi che un’operazione del genere comporta.
Situazione e prospettive future
Quello dei Musei Militari e delle Raccolte private è, come si diceva prima, un fenomeno molto importante, il quale nel nostro Paese prese piede – e questo bisogna ammetterlo, se ricordiamo lo stato nel quale versavano non molti anni addietro taluni Musei Militari nazionali – in primo luogo, proprio dalla necessità di colmare il vuoto lasciato dal settore pubblico, se non altro per quanto riguardava la documentazione e la promozione della storia militare, peraltro limitata spesso solo ad alcune epoche.
Dal Nord Italia, ove sono sorti la maggior parte di essi, anche per via del fatto che vi si era combattuta la “Grande Guerra”, al Centro e al Sud Italia, ove si verificarono gli sbarchi Anglo-Americani, sono stati istituiti, nel tempo, centinaia di realtà simili: realtà che molto spesso sono rimaste legate al fondatore della raccolta, magari ad un “gruppo di appassionati” e, molto raramente, a questo o a quel Comune, come nel caso di Anzio (Roma), ove è attivo l’interessantissimo Museo dello Sbarco.
Purtroppo, su gran parte di essi incombe il pericolo “sfratto”, così come un impedimento può provenire anche dalla scomparsa degli stessi fondatori, cui non sempre fa eco la sensibilità degli eredi, come è invece accaduto, al contrario, a Piana delle Orme (Latina), stupenda location museale privata della quale sicuramente leggeremo in avvenire.
Tra le prospettive future che ci sentiamo di proporre attraverso la nostra Rivista vi è certamente il varo di ulteriori disposizioni di legge che mirino a tutelare questo peculiare settore della nostra cultura.
Gli spazi di manovra sono veramente tanti, partendo dal favorire progetti culturali mirati a promuovere efficaci attività di tutela, conservazione, ricerca, valorizzazione e ottimizzazione della fruibilità del patrimonio culturale custodito nei Musei militari privati.
In tale ambito, le stesse istituzioni scolastiche potrebbero contribuire alla valorizzazione del ruolo educativo, culturale e sociale di tali Musei, mettendo in campo strategie e servizi dedicati all’attuazione di programmi didattico-educativi finalizzati alla conoscenza, all’accessibilità e alla valorizzazione delle relative collezioni, così come di favorire le necessarie azioni formative del personale addetto, indirizzandolo all’acquisizione di quelle competenze necessarie per una migliore gestione e valorizzazione del patrimonio museale militare privato, e , non per ultimo, intervenire economicamente laddove si paventi la chiusura di un Museo o Raccolta privata per mancanza di locali idonei, ovvero per le difficoltà oggettiva nel corrispondere i canoni di fitto, energia elettrica, assicurazione.
Tutto ciò nella consapevolezza del fatto che il patrimonio storico-militare conservato presso tali Istituzioni, benché di proprietà privata, appartiene moralmente al popolo italiano, soprattutto a quelle generazioni di là a venire, le quali avranno certamente bisogno di implementare la propria sete di conoscenza, visitando, talvolta dei veri e propri gioelli espositivi, come lo è il “Museo Internazionale delle Guerre Mondiali”, operante in Rocchetta al Volturno (Isernia), con il quale diamo il via ad una serie di articoli speciali.
Il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali (M.I.G.M.). di Rocchetta al Volturno (Isernia)
Molti anni orsono, quando ero ancora “l’apprezzato” Direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza, Ente che purtroppo ho dovuto lasciare lo scorso 31 dicembre, la Direzione del “M.I.G.M.” mi contattò, col solito garbo che la contraddistingue ancora oggi, chiedendomi di poter ottenere qualche cimelio originale delle Fiamme Gialle, ovviamente da esporre nella costruenda, immensa area museale dedicata alla Prima e alla Seconda guerra mondiale.
Fu grazie alla benevolenza dell’allora presidente del Museo Storico, il compianto Generale di Corpo d’Armata Luciano Luciani che ebbi modo di approntare un paio di uniformi complete, che in seguito, dietro autorizzazione del nostro Consiglio di Amministrazione, furono inviate in dono agli amici di Rocchetta.
Erano passati pochi mesi da quell’indimenticabile 16 dicembre 2010, data dell’inaugurazione del Museo privato, e nessuno pensava, almeno allora, che un progetto simile, non certo il primo in Italia sul fronte privato, potesse arrivare così in alto, tanto da essere, oggi, uno dei fiori all’occhiello della cultura del bellissimo Molise.
Ebbene, il “M.I.G.M.” è una realtà espositiva che insiste su di un’area di oltre 900 metri quadrati di superfice, che un tempo ospitava un grande frantoio, ovviamente strutturata in sezioni tematiche.
La prima sala ospita un’ampia carrellata di uniformi e oggetti legati alla “Grande Guerra”, spesso autentici e rari gioielli provenienti da mezza Europa, così come dagli altri Paesi che presero parte all’immane confitto.
Nella seconda e nella terza sala, ampio spazio viene dato alle uniformi italiane e, quindi, a tutto ciò che riguarda il Secondo conflitto mondiale.
Negli hangar esterni sono, invece, custoditi aerei d’epoca ed equipaggiamento militare, per poi raggiungere la sala dedicata agli armamenti: una straordinaria esposizione di oggetti rarissimi appartenuti a numerosi Eserciti, praticamente dall’Ottocento ad oggi. Nel Museo non può certo mancare la Sala biblioteca, fornita non solo di preziosi volumi e periodici tematici, ma anche una non trascurabile Consistenza archivistica, peraltro molto utile sia ai visitatori che agli studiosi di storia militare.
Ricordo, infine, che il Museo di Rocchetta al Volturno è affiliato all’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. All’interno del Museo si organizzano presentazioni di libri, convegni e seminari scientifici, ovviamente aperti al pubblico.
Il “M.I.G.M.” collabora da anni con la “Società Italiana di Storia Militare”, così come con lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano e con l’Aereonautica Militare italiana.
Gode del patrocinio dell’Università degli Studi del Molise.
Nel suo Comitato Scientifico – consentitemi la nota personale – sono stato accolto anche io, ma solo dopo aver lasciato l’incarico romano che avevo ricoperto per tanti anni.
E, forse, questa l’unica pecca che si può muovere al “Manipolo d’Eroi” che lo ha fondato ed al quale, al di là della simpatica battuta, indirizzo il mio grazie, sia come italiano che come appassionato di storia militare.
*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare
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