Stop all’appalto per la nuova nave oceanografica della Marina Militare
La maxi-gara avviata lo scorso luglio per la costruzione di una nuova nave oceanografica maggiore per la Marina Militare italiana (nota anche con la sigla Niom) è stata sospesa.
Come riporta il sito Shipping Italy, la Direzione degli Armamenti Navali ha deciso infatti di revocare la procedura e il relativo bando, per ragioni non del tutto precisate. Nell’avviso si legge infatti che alla base di questa disposizione vi sono motivazioni legate “al mutamento della situazione di fatto, non prevedibile al momento dell’adozione della succitata determinazione a contrarre, che ha comportato una rivalutazione dell’interesse pubblico originario”.
Pochi giorni or sono era stata resa nota la firma del protocollo d’intesa tra Ministero della Transizione Ecologica (MiTe), Difesa (rappresentata dallo Stato Maggiore della Marina Militare e dalla Direzione degli Armamenti Navali – NAVARM – che opera in seno al Segretariato Generale della Difesa) e Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) per l’avvio alle attività di progettazione e realizzazione della nuova unità navale.
A supporto di questa decisione viene inoltre citato l’art.97 della Costituzione – si legge su Shipping Italy – che al primo rigo evidenzia come le pubbliche amministrazioni debbano assicurare “l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico”. In un altro documento pubblicato sul sito della Difesa la procedura viene data come “temporaneamente sospesa” per “sopraggiunte necessità di approfondimenti sul disciplinare di gara”.
Quali che siano le ragioni esatte che hanno portato allo stop, la decisione sospende un contratto del valore di 281 milioni di euro finanziato con fondi della Banca Europea per gli Investimenti, che aveva garantito un supporto per 220 milioni come aveva illustrato anche un articolo di Analisi Difesa del novembre 2020, per la costruzione di 3 navi oceanografiche, una “maggiore” (NIOM) che sostituirà la Magnaghi in servizio dal 1975, e due più piccole che sostituiranno le unità Aretusa e Galatea.
L’operazione prevede un prestito tra la BEI e il MEF e un “contratto di progetto” tra la BEI e la Difesa. La durata del finanziamento è di 25 anni, in linea con la vita economica delle navi. Per lo Stato italiano utilizzare i prestiti della BEI ha un duplice vantaggio: durate più lunghe e tassi molto bassi, visto che la BEI raccoglie risorse sui mercati internazionali con l’emissione di obbligazioni tripla A.
La costruzione delle tre unità era prevista tra il 2021 e il 2027.