Trentesimo anniversario della campagna navale nel Golfo Persico e del periplo dell’Africa
Sabato 11 ottobre, dopo trent’anni, i membri dell’equipaggio di Nave Scirocco si sono, ancora una volta, riuniti. Ospiti del Circolo sottufficiali di Roma, hanno ricordato la campagna navale nel Golfo Persico e il periplo dell’Africa compiuto da Nave Scirocco nel 1995 (11 febbraio – 9 giugno 1995). Una missione di diplomazia navale durata quattro mesi, eseguita assieme a nave Driade. Presenti – e non poteva essere diversamente – l’allora comandante, l’ammiraglio di squadra e capo di stato maggiore emerito della Marina Militare, Valter Girardelli, e l’allora comandante in II (noto incursore del Comsubin), ammiraglio Roberto Vincenzo Brunetti. E con loro tanti membri dell’equipaggio: ufficiali, sottufficiali e marinai, assieme a familiari e amici, ovvero la colonna portante di tutti gli uomini e le donne di mare.
Un raduno apparentemente semplice da celebrare, ma in realtà complesso. Diciamo subito, come è stato sottolineato dall’ammiraglio Girardelli nel corso dell’evento, che trent’anni fa una missione di diplomazia navale della durata di quattro mesi non era poi così frequente. Certo, da sempre la Marina Militare percorre, con le proprie unità, tutti i mari del globo, nessuno escluso. Ma è parimenti assodato che la caduta, alla fine degli anni Ottanta, del Muro di Berlino e la fine, con successo, della Guerra Fredda comportarono un cambio di prospettiva da parte della Forza Armata. La Marina Militare allargò inevitabilmente i propri orizzonti operativi ben oltre il Mediterraneo, suo principale teatro strategico dal 1945 dapprima e, con l’Italia socio fondatore della NATO, ancor più dal 1949 in poi. Un processo “oltre Suez” che, peraltro, si era già manifestato con l’estendersi – e conseguente presenza, non simbolica ma operativa – della Marina Militare nel Mar Rosso e nel Golfo Persico, prima ancora della fine dell’Unione Sovietica.

Oggi le navi della Marina Militare assolvono in maniera costante missioni di lunga durata in tutto il Mediterraneo allargato – e oltre – confermando il concetto strategico di Mediterraneo globale. Possiamo citare, tanto per limitarci alla cronaca più recente, la proiezione nell’Indo-Pacifico e nell’Oceano Indiano del carrier strike group italiano (Nave Cavour e Nave Alpino), la circumnavigazione del globo di nave Vespucci, la missione Aspides nel Golfo di Aden e molto altro, fino al mar Glaciale Artico. Come sempre nulla cambia sul mare; al massimo si riscopre. Migliora, per contro, la consapevolezza generale: l’essere parte del grande equipaggio della Marina che, nel corso degli anni – secoli addirittura – si rinnova mantenendo però ferma, come è diritto e dovere di ogni grande marina, una tradizione d’impegno, di disciplina e di senso profondo del dovere e, ci sia concesso, del privilegio di servire in armi la patria sul mare.
Molte altre considerazioni sono possibili in sede di un raduno. Rivedersi dopo tanti anni, ricordare insieme momenti indimenticabili di un’avventura – perché di questo si trattò – avvenuta in terre lontane. Noi la chiamiamo fratellanza marinara e, per gli equipaggi della Marina Militare, si tratta di una tradizione (meglio, di un sentimento) caro e prezioso, da coltivare e preservare. Va comunque sottolineato che tutto ciò non lega soltanto tra loro gli uomini (e oggi anche le donne) degli equipaggi. Volendo citare testualmente quanto ha scritto l’ammiraglio Girardelli nel piccolo opuscolo realizzato per l’occasione: “Le navi della Marina abbandonano l’essere ferro inanimato e iniziano a vivere quando il primo membro dell’equipaggio poggia il piede sul ponte; la loro vita continua, ben oltre le contingenti vicissitudini amministrative e contabili, ovvero finché sono presenti nel ricordo e nella memoria di coloro che a bordo hanno trascorso una parte importante della loro esistenza.”
Ringraziamo infine il presidente dell’Ente Circoli, l’ammiraglio di squadra Giuseppe Berutti Bergotto, attualmente sottocapo di stato maggiore della Marina Militare, il presidente del Circolo sottufficiali di Roma, Sandro Cacopardo, e tutto il personale del circolo – militare e civile – che, a vario titolo, hanno prestato la loro opera per il successo di un raduno che ha fatto sentire l’equipaggio di Nave Scirocco nuovamente a casa, cioè a bordo.
Viva la Marina Militare, viva Nave Scirocco. Sempre!

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