I caccia russi in Libia inaspriscono il confronto con gli USA
Mentre l’Esercito nazionale libico (LNA) di Khalifa Haftar annuncia, dopo giorni di sconfitte e ritirate, di aver conquistato nuove postazioni nella zona sud di Tripoli “dopo una serie di combattimenti andati avanti per sei ore”, si infittisce il mistero circa gli 8 o forse più aerei russi arrivati in Cirenaica e poi ad al-Jufra nei giorni scorsi.
Si tratta di 6 Mig 29, 2 Sukhoi Su-24 e probabilmente 2 caccia Sukhoi Su-35. L’opinione diffusa era che si trattasse di 8 aerei probabilmente siriani (i 2 Sukhoi Su-24 potevano anche essere ex libici, appartenuti alle forze aeree di Gheddafi e fatti rimettere in condizioni di volo dall’LNA in Russia) scortati nel volo dalla base russa in Siria di Khmeymim fino a una base nei pressi di Tobruk dai due caccia Sukhoi Si-35 russi.
Fonti militari russe citate dall’Agenzia Nova ritenevano improbabile che Mosca avesse schierato in Libia propri velivoli e piloti ma che avesse favorito l’invio di velivoli, piloti e personale siriano (Damasco riconosce il generale Haftar) per sostenere le forze dell’LNA provate dalle recenti sconfitte contro i turchi, i mercenari siriani filo-Ankara e le milizie libiche del GNA in Tripolitania e affiancate da circa 1.600 contractors russi del Gruppo Wagner.
Proprio questi contractors insieme a mercenari siriani filo LNA sono confluiti nei giorni scorsi a Bani Walid, 150 chilometri a sud di Tripoli e circa 125 a sud-ovest di Misurata, ritirandosi da Tripoli. Da questa città sono stati evacuati in aereo e con convogli militari verso sud, secondo quanto riportano fonti locali, verso la grande base aerea e logistica di al-Jufra dove sono operativi i Mig e i Sukhoi arrivati da pochi giorni.
Il comando degli Stati Uniti per le operazioni in Africa (AFRICOM) ha invece annunciato che Mig e Sukhoi sono a tutti gli effetti caccia russi inviati da Mosca per sostenere i propri contractors.
“È probabile che gli aerei militari russi forniscano supporto aereo ravvicinato e fuoco offensivi alla PMC (private military company) Gruppo Wagner che sostiene l’LNA contro il Governo di accordo nazionale riconosciuto a livello internazionale. Gli aerei da combattimento sono arrivati in Libia da una base aerea in Russia, dopo aver transitato in Siria dove si valuta siano stati ridipinti per mascherare la loro origine russa” sostiene un comunicato di AFRICOM.
“La Russia sta chiaramente cercando di ribaltare la situazione a suo favore in Libia. Proprio come in Siria, i russi stanno espandendo la loro influenza militare in Africa usando mercenari supportati dal governo come il Gruppo Wagner”, ha affermato il generale dell’esercito americano Stephen Townsend, alla testa di AFRICOM
“Per troppo tempo la Russia ha negato la piena portata del suo coinvolgimento nel conflitto libico in corso. Bene, non si può negarlo ora. Abbiamo visto come la Russia ha condotto i cacciabombardieri di quarta generazione in Libia. Né LNA né le compagnie militari private possono armare, gestire e sostenere questi aerei senza il sostegno statale che stanno ottenendo dalla Russia “.
“Il mondo ha sentito il signor Haftar dichiarare che stava per scatenare una nuova campagna aerea. Saranno piloti mercenari russi che volano su aerei forniti dalla Russia per bombardare i libici”, ha aggiunto Townsend.
“Se la Russia si impadronisce della base libica, il prossimo passo logico è che dispiegheranno capacità permanenti di negazione delle aree anti-accesso (A2AD) a lungo raggio”, ha dichiarato il generale dell’USAF Jeff Harrigian, comandante delle forze aeree statunitensi in Europa e in Africa riferendosi al possibile dispiegamento di batterie missilistiche da difesa aerea a lungo raggio S-400 come quelle schierate da Mosca in Siria.
Se la Russia consolida la sua presenza in Libia, gli Stati Uniti potrebbero dispiegare “sistemi di interdizione aerea ad ampio raggio”, aggiungendo che “se questo momento arriverà, creerà preoccupazioni relative alla sicurezza molto concrete per la zona meridionale dell’Europa”.
Cercando di mettere insieme le informazioni diffuse da fonti libiche e statunitensi si tratterebbe quindi di 8 o 10 aerei (se si includono anche i 2 Sukhoi Su-35 di scorta che non è certo siano rimasti in Libia): velivoli certamente russi ma di cui non è chiaro quali insegne espongano (LNA, Siria o nessuna?) e che potrebbero venire pilotati e gestiti da contractors russi o siriani.
Nelle ultime ore Africom ha diffuso un nuovo messaggio sostenendo, quasi certamente in base a rilievi satellitari, che gli aerei russi ad al-Jufra sono almeno 14. (vedi tweet a fianco)
Oggi Mosca ha ribadito di non aver inviato militari in Libia e “al Consiglio della Federazione (il Senato russo) non è stato chiesto di approvare un tale dispiegamento” come ha detto il primo vice presidente della Commissione per gli Affari Esteri Vladimir Dzhabarov.
“Nessuno invia mai militari russi all’estero senza l’autorizzazione del presidente russo e del Consiglio della Federazione e non è stata fatta alcuna richiesta in tal senso”. “Questo è un tentativo di compromettere la Russia sulla scena mondiale”, ha detto Dzhabarov a Interfax commentando le accuse di AFRICOM.
“Siamo a favore di una soluzione pacifica dei problemi della Libia e di negoziati tra le parti in lotta, che non dovrebbero cercare di ricevere sostegno dall’estero e utilizzarlo per raggiungere i loro obiettivi”, ha sottolineato Dzhabarov.
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha ribadito il suo sostegno all’iniziativa del presidente del parlamento libico di Tobruk Aguila Saleh per porre fine alla crisi in Libia. Lo riferisce un comunicato stampa del ministero degli Esteri russo, secondo cui il colloquio è avvenuto su iniziativa libica. “Durante la conversazione, si è tenuto uno scambio di opinioni approfondito sull’attuale situazione in Libia nel contesto dello scontro armato in corso tra le forze militari e politiche dell’est e dell’ovest del paese”, si legge nella nota.
“Entrambe le parti hanno sottolineato l’inutilità dei tentativi di risolvere la crisi con la forza, la necessità’ di varare urgentemente un dialogo costruttivo con la partecipazione di tutte le forze politiche libiche”, ha affermato il ministero degli Esteri russo. Insomma, la solita logica adottata da tutti i protagonisti della crisi libica: a parole favorevoli ai negoziati ma a basso profilo tutti impegnati a rifornire di armi e combattenti le due fazioni.
Di certo l’intervento degli aerei russi ha indotto gli USA a sostenere più apertamente il GNA e la Turchia in un conflitto che vede dalla parte di Haftar altri importanti alleati di Washington quali Egitto ed Emirati Arabi Uniti.
b Indipendentemente dai dettagli la presenza russa ad al-Jufra punta all’obiettivo di rovesciare il dominio dell’aria imposto nelle ultime settimane dai droni turchi puntellando le forze di Haftar, ormai sulla difensiva dalla periferia sud di Tripoli a Tarhuna fino ad Abu Grein, tra Sirte e Misurata, sotto l’incalzare del GNA e degli alleati turchi e siriani.
Difficile dire se sia da attribuire ai nuovi cacciabombardieri russi i raid aerei dell’LNA che il 25 maggio hanno colpito l’aeroporto Mitiga di Tripoli, e obiettivi del GNA nella zona di Gharyan, a sud della capitale.
Nei giorni scorsi il comando delle forze di Haftar aveva reso noto di aver rimesso in efficienza 4 non meglio specificati aerei da combattimento e inoltre l’LNA sembra poter disporre ancora di alcuni droni Wing Loong (nella foto sotto un esemplare abbattuto dal GNA) e CH-4B di produzione cinesi forniti da Emirati Arabi Uniti e Giordania.
Secondo le indiscrezioni diffuse dalla versione araba dell’agenzia di stampa russa “Sputnik” e rilanciate in Libia dal sito web d’informazione “Libya Akhbar”, la “nuova strategia” di Haftar prevede di attaccare direttamente Misurata “entro due giorni” partendo dalle posizioni che si trovano ad est, cioè Abu Grein. L’obiettivo sarebbe quello di allentare la pressione su Tarhuna, roccaforte dell’LNA 65 chilometri a sud di Tripoli e caposaldo per continuare a minacciare Tripoli.
Finora però non sembrano esserci indizi del trasferimento dei contractors russi in ripiegamento da Tarhuna verso il fronte orientale di Abu Grein: anzi, dopo aver raggiunto Bani Walid i combattenti russi avrebbero ripiegato verso sud, cioè verso la base di al-Jufra.
Il portavoce dell’operazione militare “Vulcano di Rabbia” del GNA, Mohamed Qanunu, ha denunciato “l’arrivo nelle ultime 24 ore di 15 cargo militari all’aeroporto di Bani Walid con a bordo mercenari della compagnia Wagner”. Notizia che, se trovasse conferma, permetterebbe di ipotizzare una possibile offensiva dell’LNA su Misurata.
Proprio per comprendere se a Bani Walid i russi stanno affluendo per contrattaccare o per ripiegare a est e a sud potrebbe essere stati inviato dagli Stati Uniti il velivolo teleguidato Predator o Reaper che l’LNA sostiene di aver abbattuto oggi sopra Bani Walid.
Le forze del generale libico Khalifa Haftar hanno annunciato di aver abbattuto oggi un drone di fabbricazione statunitense Predator che sorvolava la città di Bani Walid, roccaforte della tribù dei Warfalla,. Un ufficiale delle forze di Haftar, Abdel Hamid al Dawi, ha spiegato ai media libici che oggi sono stati abbattuti tre droni: due nei dintorni di Bani Walid e uno a Gharian, circa 80 chilometri a sud di Tripoli. Uno dei velivoli abbattuti però sarebbe un Predator. La notizia è al momento priva di conferme, ma non sarebbe la prima volta che velivolo teleguidati di vengono abbattuti in Libia.
I turchi hanno perduto in sei mesi una quarantina di droni Bayraktar TB2 e Anka-S mentre lo scorso novembre un Reaper del 32/o Stormo dell’Aeronautica militare italiana era stato abbattuto in Libia non lontano da Tarhuna, dove il giorno dopo ne venne abbattuto un altro statunitense.
Proprio a Misurata sarebbero arrivati negli ultimi giorni a bordo di 6 velivoli militari da trasporto turchi mille degli oltre 10 mila mercenari siriani arruolati dalla Tirchia che ha recentemente posizionato a difesa dell’aeroporto di misurata proprie batterie missilistiche Hawk XXI (nelle foto sopra e sotto) .
Non è chiaro se i mercenari siriani dovranno difendere Misurata o partecipare all’offensiva tesa a riconquistare Sirte ma è certo che la difesa aerea a medio raggio turca intorno all’aeroporto (oltre 40 chilometri la portata dei missili turchi) offre protezione anche ai 300 militari italiani dell’operazione sanitaria nella città libica e basati a ridosso dell’aeroporto
Alle molte notizie e indiscrezioni giunte oggi dalla Libia si aggiungono fonti tunisine le quali sostengono che una squadra di forze speciali turche ha lanciato in tutta la Libia un’operazione di ricerca di Saif al Islam, il figlio di Moammar Gheddafi, con l’ordine di ucciderlo o catturarlo per estradarlo alla corte penale dell’Aja. Le stesse fonti riferiscono che forze speciali di Erdogan sarebbero anche penetrate a Zintan, la città le cui milizie si dice ospitino Saif al Islam, con l’aiuto dei jihadisti di Abdelakim Belhaj, ex detenuto della Cia, ex capo del consiglio militare di Tripoli e oggi leader del partito islamico al-Watan e considerato “l’uomo del Qatar” (alleato di ferro di Ankara e della Fratellanza Musulmana) in Libia.
Foto: Digital Globe, US AFRICOM, GNA, Twitter e LNA