Libia: le opzioni negoziali per scongiurare la battaglia di Sirte e al-Jufra
Sempre più forti le pressioni internazionali tese a scongiurare una violenta battaglia tra le due fazioni libiche e i loro sponsor esterni per il controllo di Sirte e al-Jufra, le due roccaforti strategiche (e basi aeree) in mano all’esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar ma il cui controllo è “preteso” delle milizie del Governo di accordo nazionale (GNA) e dai suo alleato turco.
Cone riferisce l’agenzia di stampa Nova in queste ore sono in atto i forti pressioni a livello internazionale nei confronti del generale Haftar per convincerlo a ritirare le sue forze da Sirte in direzione di Agedabia. Secondo quanto riporta oggi il quotidiano panarabo “Al Sharq al Awsat”, se da un lato si rafforzano i venti di guerra in Libia, dall’altro fonti del giornale di proprietà saudita sostengono che sarebbero in corso trattative segrete tra diversi attori regionali e (tribali) e internazionali per convincere Haftar e i suoi alleati russi a lasciare Sirte per andare ad Agedabia. In cambio queste forze si impegnano a non sostenere il GNA in caso volesse lanciare un attacco armato per conquistare Sirte e al Jufra.
Il giornale parla anche di minacce statunitensi nei confronti di Haftar di isolamento e di sanzioni in caso dovesse ancora tenere una posizione di rifiuto della ripresa della produzione petrolifera. Fonti del giornale arabo parlando anche della possibilità che gli aerei turchi possano colpire direttamente la base di Rajma, fuori Bengasi, sede di Haftar in caso di conflitto aperto.
Queste fonti sostengono che i caccia turchi avrebbero condotto una serie di manovre davanti alle coste libiche simulando anche un attacco alla base di Rajma, dove Haftar ha incontrato ieri una delegazione militare e politica statunitense di alto livello. Secondo fonti non ufficiali la delegazione recava una proposta statunitense per evacuare la regione da Sirte e al-Jufra e fino alla mezzaluna petrolifera da qualsiasi forza militare con la supervisione di forze europee sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Un aspetto che ci impone di aprire un’ampia parentesi. La proposta era stata ventilata nei giorni scorsi alle Nazioni Unite dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas che ha ipotizzato la smilitarizzazione di Sirte e al-Jufra creando una zona cuscinetto presidiata da forze neutrali (dell’Unione europea?) che separi LNA da GNA.
Un piano tutto da confermare che, per tentare di concretizzarsi, dovrà venire approvato dalle Nazioni Unite e superare diversi ostacoli inclusa la riluttanza di Russia e Turchia, veri mattatori del teatro libico, ad accettare che con la forza di interposizione l’Europa e soprattutto la Germania diventino protagonisti della crisi nella ex colonia italiana.
Difficile anche indurre le fazioni libiche ad accettare massicce presenze militari straniere sul proprio territorio e che la Ue o alcuni suoi membri possano mettere in campo un credibile strumento militare anche se di interposizione”.
Inoltre non è scontato che Il Cairo, che schiera imponenti forze pronte a intervenire lungo il confine (foto sotto e in apertura) accetti una presenza militare europea in Libia, specie se guidata da una Germania rivelatasi già troppe volte in difficoltà nel contrastare le politiche aggressive della Turchia, in grado di ricattare l’Europa con la minaccia di ondate di migranti illegali e la Germania utilizzando la leva dei milioni di turchi cittadini tedeschi.
Del resto sull’ opportunità di assumere un ruolo militare di rilievo anche lo stesso governo tedesco sembra diviso: il ministro degli esteri lMaas appare riluttante a schierare truppe nel deserto libico 77 anni dopo l’evacuazione di quanto restava dell’Afrika Korps mentre il ministro della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, da tempo preme per un ruolo di maggiore incisività di Berlino nelle operazioni di peacekeeping.
Un approccio in linea con il Libro Bianco scritto dal suo predecessore, Ursula von der Leyen, che nel 2016 evidenziava la necessità che la Germania assumesse un ruolo di guida in ambito europeo anche nel settore militare.
Dopo aver riposto (invano) fiducia nell’Italia per la soluzione della crisi libica, gli Stati Uniti sembrerebbero pronti a sostenere il piano tedesco che offrirebbe a Washington il vantaggio di imporre ai russi il ritiro dei loro “aerei fantasma” dalla base aerea di al-Jufra negando a Mosca anche lp0utilizzo dell’aeroporto di Ghardabya, a sud di Sirte, secondi alcune finti destinato a diventare una base aerea permanente russa.
Del resto che al Pentagono interessi soprattutto ostacolare la penetrazione russa in Libia lo dimostrano anche i reiterati annunci dell’Africa Command.
“Il Comando militare Usa in Africa (Africom) ha prove evidenti che il gruppo Wagner (società militare privata russa che schiererebbe circa 3mila uomini con l’LNA – ndr), impiegato e sponsorizzato dalla Russia, ha deposto mine antiuomo e ordigni esplosivi improvvisati (Ied) dentro e intorno Tripoli, violando ulteriormente l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite e mettendo in pericolo la vita di innocenti libici” si legge sul sito di Africom che mostra “prove fotografiche (nelle immagini sopra e sotto) verificate di trappole esplosive e campi minati collocati indiscriminatamente intorno alla periferia di Tripoli fino a Sirte fino a metà giugno scorso”.
In frealtà è ben difficile attribuire la paternità di queste operazioni di minamento dalle foto pubblicate ma per Africon “il gruppo Wagner sponsorizzato dallo stato russo sta dimostrando un totale disprezzo per la sicurezza e la sicurezza dei libici”, ha affermato il generale di divisione Bradford Gering, direttore generale delle operazioni di Africom.
“Le tattiche irresponsabili del gruppo Wagner prolungano i conflitti e sono responsabili della sofferenza inutile e della morte di civili innocenti. La Russia ha il potere di fermarli, ma non la volontà”, sostiene il comando americano.
Chiusa l’ampia parentesi sulle valutazioni e sui possibili sviluppi internazionali, fonti vicine ad Hafter hanno descritto la richiesta statunitense come “l’ultima possibilità” per raggiungere un accordo di cessate il fuoco.
Anche perchè il Parlamento di Tobruk, che sostiene l’LNA, ha dichiarato che consentirà un intervento dell’esercito egiziano contro la Turchia in Libia in caso di minaccia. “Spetta alle forze armate egiziane intervenire per proteggere la sicurezza nazionale libica ed egiziana se vedono una minaccia imminente per la sicurezza dei nostri due Paesi”, ha dichiarato in una nota il Parlamento.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi aveva già ammonito il 20 giugno scorso che il suo esercito sarebbe intervenuto in Libia in risposta al coinvolgimento diretto della Turchia e al superamento della “linea rossa” di Sirte e al-Jufra.
“Chiediamo sforzi concertati tra i due Paesi fratelli, la Libia e l’Egitto, per garantire la sconfitta dell’occupante invasore (Turchia) e preservare la nostra sicurezza nazionale comune”, scrive il Parlamento libico nel suo comunicato stampa. “I pericoli posti dall’occupazione turca rappresentano una minaccia diretta per il nostro Paese e per i Paesi vicini, in particolare per l’Egitto”, si legge ancora.
Oggi al Cairo una delegazione del Consiglio supremo degli sceicchi e dei notabili delle tribù (organismo vicino all’LNA) confermerà al presidente Abdel Fatah al-Sisi il sostegno alla richiesta del parlamento libico”.
Sul piano militare l’LNA ha schierato in questi giorni diversi sistemi di difesa aerea di costruzione russa Pantsir S1 (qualche fonte riferisce anche dei ben più prestanti S-300 a lungo raggio finora però mai apparsi in Libia) sul fronte Sirte e a protezione di strade e basi militari fino al confine egiziano.
Uno schieramento di ampia entità che confermerebbe l’arrivo in Cirenaica di nuovi sistemi di difesa aerea di questo tipo (da tempo impiegati dall’LNA che ne ha perduto almeno una decina dal novembre scorso) in vista della prevista offensiva turca e del GNA e a copertura di un eventuale intervento dell’Esercito egiziano che schiera almeno un paio di divisioni sul confine libico.
L’Egitto del resto sta prolungando le manovre militari interforze lungo il confine nell’area di Sidi el- Barrani che hanno un evidente scopo di deterrenza e monito nei confronti di GNA e turchi. Una nuova fase dell’esercitazione “Hasm 2020” ha preso il via nei giorni scorsi in Egitto, alla presenza del Capo di stato maggiore delle Forze armate, generale Mohamed Farid con la partecipazione di fregate, cacciatorpediniere e navi da assalto anfibio, forze speciali, paracadutisti, cacciabombardieri e elicotteri, forze anfibie, artiglieria e sottomarini.
Una simulazione che ha mostrato la capacità di bloccare flotte navali nemiche, assumere il controllo di spazi marittimi prospicenti porti nemici ed effettuare operazioni anfibie con un chiaro riferimento ai flussi di aiuti trasferiti via nave da Ankara a Tripoli e Misurata in contemporanea con la capacità di condurre una pesante offensiva convenzionale contro turchi e GNA.
Sul lato opposto della barricata la Turchia avrebbe schierato di fronte a Sirte 10 mila mercenari siriani (dei circa 17 mila schierati nel paese secondo l’LNA) per l’attacco contro la città secondo quanto dichiarato dal generale Khaled al-Mahjoub, portavoce dell’LNA che ha rilevato la presenza di diversi droni turchi (una cinquantina quelli perduti dal novembre scorso) per colpire la linea di approvvigionamento idrico che rifornisce Sirte.
Numeri difficili da verificare mentre fonti dell’LNA hanno aggiunto che genieri dell’esercito Turco e droni stanno effettuando ricognizioni davanti alle postazioni delle forze di Haftar a difesa di Sirte e il 14 luglio, il portavoce dell’LNA generale Ahmed al Mismari, ha denunciato “importanti movimenti delle milizie sostenute dalla Turchia nelle vicinanze di Sirte e al-Jufra”.
Il 13 luglio il comandante della “Sala operativa Sirte e al-Jufra” del GNA, Ibrahim Ahmed Bait al-Mal, ha dichiarato di aver aumentato il “sostegno tecnico alle forze destinate al fronte”, dopo aver monitorato una serie di intense attività e movimenti da parte delle forze di Haftar in quell’area.
Del resto lo stesso giorno il ministro degli Estero turco, Mevlut Cavusoglu, si è detto contrario a un cessate il fuoco ora in Libia, sostenendo che non sarebbe nell’interesse del GNA ribadendo che la firma di qualsiasi accordo per il cessate il fuoco dovrebbe andare di pari passo con il ritiro delle forze del generale Haftar dalla città costiera di Sirte e dalla base militare di al-Jufra.
Per Cavusoglu (nella foto sopra con il vicepresidente del GNA, Ahmed Maitig) , le operazioni per riprendere le città libiche di Sirte e al Jufra prenderanno il via se i negoziati con la Russia sul ritiro delle forze del generale Khalifa Haftar non “porteranno ad alcun risultato”. Il ministro ha ammesso che i preparativi per l’attacco sono in corso, ma al momento la Turchia il GNA stanno tentando la strada negoziale. “La nostra speranza è che le due città siano evacuate (dalle forze di Haftar) per poi passare a un cessate il fuoco permanente e successivamente all’avvio di un processo politico”.
Foto: Twitter, Ministero Difesa Egiziano, EPA, GNA e LNA
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